«Basta cemento, il bosco di Centurano non si tocca»

«Basta cemento, il bosco di Centurano non si tocca»
«Salviamo il boschetto della canfora di Centurano», questo il nome del comitato di cittadini che si è costituito ieri sera per tutelare le due aree verdi che...

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«Salviamo il boschetto della canfora di Centurano», questo il nome del comitato di cittadini che si è costituito ieri sera per tutelare le due aree verdi che costeggiano il parco Schiavone.


Un territorio di circa quattrocento metri quadrati di proprietà privata dove, stando a quanto emerge dagli atti del Comune, dovrebbero sorgere a breve una villetta unifamiliare e un locale commerciale, probabilmente una pizzeria. Una notizia che ha messo in allarme molti cittadini del posto in virtù del fatto che qui dimorano piante rare e alberi secolari, due vasche di epoca vanvitelliana e una fontanina borbonica citata addirittura negli scritti di Matilde Serao. Se il progetto verrà concretizzato, sarà rimosso tutto, compresa la fonte di largo San Giuseppe sulla quale si erge addirittura una lapide con i versi del barbiere di Francesco I.
 
La vicenda in realtà parte da lontano e in particolare dal 1987. Più volte in questi anni i residenti del parco Schiavone hanno presentato degli esposti per scongiurare nuove cementificazioni in quell'area, appellandosi al Comune e alla Forestale ma senza mai ottenere alcuna risposta. È di ieri una nota inviata alla Sovrintendenza nella quale i condomini evidenziano che in quest'area esiste un vincolo di inedificabilità che potrebbe decadere soltanto all'atto dell'approvazione di una nuova disciplina urbanistica. «Nei due giardini spiega l'avvocato Alberto Zaza d'Aulisio, che in qualità di condomino del parco Schiavone si sta facendo portavoce delle istanze degli altri residenti sono presenti una magnolia grandiflora, due quercus ilex, un ligustrum lucidum, alcune palme e una cimmamomum camphora che sarebbe stata dichiarata albero monumentale di interesse nazionale dal ministero dell'Agricoltura nel 1986. Ed è un esemplare più unico che raro, ne esiste infatti soltanto un altro dello stesso periodo nel Giardino inglese della Reggia vanvitelliana. Alla Sovrintendenza chiediamo di verificare la vigenza del vincolo di inedificabilità per poter poi adottare i provvedimenti di tutela delle essenze di interesse storico-monumentale e scongiurare così la soppressione di una delle ultime testimonianze sopravvissute alla memoria civile e culturale del nostro territorio».


Se non otterranno una risposta in tempi brevi, i cittadini si rivolgeranno alla Procura della Repubblica. E a chi si ostina a difendere l'amministrazione comunale, i condomini replicano che «l'autorizzazione a costruire è un atto illecito e va bloccata subito». Nel frattempo c'è da sciogliere i dubbi sulla effettiva presenza dei vincoli. Nella relazione, un faldone di circa duemila pagine, in possesso del Comune, si cita infatti un presunto parere della Sovrintendenza che negherebbe l'esistenza di vincoli. Peccato però che questo parere non sia allegato alla documentazione e non si possa risalire neanche all'anno in cui sarebbe stato pronunciato. All'assemblea di ieri erano presenti Wwf, Lipu, Italia Nostra, Comitato no movida selvaggia, comitato Città Viva, l'associazione Caserta Kest'è, i consiglieri Antonio Ciontoli, Francesco Apperti, Norma Naim e Matteo Donisi. E intanto le indagini geognostiche in vista della edificazione sono già iniziate.
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Il Mattino