Marcianise. Sei mesi e mezzo per chiudere un'indagine e aprire il processo. Tempi record e due imputati che chiedono il rito abbreviato. E' fissato per il 17 luglio il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I due sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere di stampo camorristico e di estorsione aggravata dal metodo mafioso: le loro azioni avrebbero infatti favorito lo stesso clan Belforte. Cartello criminale indebolito dai pentimenti e dagli arresti, ma non ancora morto. Anzi, con la scarcerazione di Maria Buttone, moglie del capoclan, e il suo ritorno nella roccaforte Marcianise, il gruppo aveva ripreso a batter cassa. Vecchia mania del clan: lavorare mai, minacciare sempre. Di generazione in generazione. Questa volta è arrivata prima la magistratura a stroncare il tentativo di rinascita del germe malavitoso.
Le vittime erano semplici commercianti: dalla negoziante di frutta e verdura di via Montebianco, all'imprenditore edile- Tutti erano costretti a “finanziare” esponenti dei clan Piccolo e Belforte, in quanto considerati dai criminali una fonte sicura da cui attingere denaro. Una sorta di salvadanaio senza fondo. Ma si sbagliavano i due, perchè la polizia e i carabinieri avevano già messo sotto controllo i telefoni degli imprenditori e avevano piazzato le telecamere nei negozi.
Le vittime hanno poi confermato che la decisione di assecondare le richieste estorsive derivava dalla capacità di intimidazione propria della stessa organizzazione camorristica. Ora, i Belforte - rappresentati in udienza dai legali Massimo Trigari, Angelo Raucci e Giuseppe Foglia - compariranno in udienza a luglio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino