Telefonata anonima, minacciati i pm «Lasciate stare quei tre»

procura napoli
CASERTA - «Lasciate stare questi tre... altrimenti vi fate male». La telefonata è arrivata in procura a Napoli il giorno di San Valentino. Gli uffici che...

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CASERTA - «Lasciate stare questi tre... altrimenti vi fate male». La telefonata è arrivata in procura a Napoli il giorno di San Valentino. Gli uffici che l’hanno ricevuta sono quelli della Direzione distrettuale antimafia. La voce al telefono elenca i nomi di tre pregiudicati della provincia di Caserta. «Non li toccate, vi facciamo male». Il messaggio minatorio è diretto al pool antimafia che indaga sulla criminalità organizzata di Terra di Lavoro, evidentemente, in particolare, a uno dei magistrati che si occupano della cosca dei Belforte. Un caso gravissimo che è già sul tavolo della procura generale.


I tre pregiudicati menzionati dalla voce al telefono sono a piede libero e proprio nei giorni in cui è arrivata la minaccia in procura, era in redazione la richiesta di rinvio a giudizio nei loro confronti e di altre trenta persone ritenute attive nelle piazze di spaccio gestite dal clan, istanza poi depositata nel fine settimana scorso. I Belforte hanno subito negli ultimi anni durissimi colpi dalle inchieste della Dda. Appena il mese scorso, la procura antimafia ha chiesto e ottenuto l’arresto della moglie e del figlio del capoclan. La cosca appare oggi decimata dagli arresti e dalle condanne. Ma soprattutto decapitata dal pentimento di uno dei due boss storici, Salvatore Belforte. Si tratta però di un cartello criminale dal profilo sanguinario che in passato ha mietuto un numero impressionante di vittime, tale da indurre l’allora prefetto di Caserta, era il 1998, a disporre il coprifuoco nella loro città.  Il caso più grave ha riguardato il procuratore Giovanni Colangelo, contro il quale era stato pianificato un attentato che sarebbe dovuto avvenire a Gioia del Colle dove, a pochi passi dalla casa del procuratore, fu ritrovato mezzo chilo di tritolo. Minacce anche ai magistrati Alessandro D’Alessio (della Dda) e Cesare Sirignano (in servizio alla Dna), «scomodi» per aver indagato e fatto a pezzi la mala del Litorale Domitio. Infine, lo stranissimo caso di una rapina ai danni di Fabrizio Vanorio, anch’egli in Dda, avvenuta in via Salvator Rosa a Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino