«Ce l'ho io l'artiglieria», un'intercettazione rivela l'arsenale dei casalesi

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La Squadra Mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa per detenzione e porto illegale di...

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La Squadra Mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa per detenzione e porto illegale di armi, a carico di Nicola Pezzella, nato a Casal di Principe nel1963, ritenuto esponente di spicco del clan dei casalesi, fazione Bidognetti.




L’uomo, già detenuto, è ritenuto responsabile di aver detenuto per conto dell’organizzazione camorrista un cospicuo arsenale.



Ad incastrare il Pezzella furono le conversazioni tra altri due affiliati, intercettate nel corso delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caserta, e coordinate dalla Procura Antimafia di Napoli, che il 12 Agosto 2014 portarono all'esecuzione di un decreto di fermo emesso per tentata estorsione, tentato danneggiamento, detenzione e porto illegale di materiale esplosivo, aggravati dalla metodologia mafiosa, nei confronti di Vincenzo Caterino, nato ad Aversa nel '64, Americo Quadrano, nato a Castel Volturno nel '67, e Stefano Martino, nato a Napoli nel 73.

In particolare, nel corso di un dialogo tra questi ultimi, proprio Martino rivelava a Quadrano di custodire le armi per conto di Pezzella. Sicuro di non essere ascoltato e nonostante i ripetuti ammonimenti dell’altro, discuteva delle armi senza freni, svelando che:



« - Pezzella lo sai ( lo conosci, ndr) ?

- e dai...! ti vuoi stare zitto!

- tutta l'artiglieria ce l'ho io!

- statti zitto, non parlare troppo!

- no no io ho l'artiglieria!»



Più volte zittito dal suo interlocutore, evidentemente più esperto e prudente, Martino aveva fornito dettagli circa le armi, pistole e fucili, di cui era stato in possesso. Un quadro indiziario giudicato tanto solido da permettere poi alla Procura Antimafia di contestare a Pezzella la detenzione ed il porto di armi da sparo, comuni e da guerra e, quindi, di richiedere al gip la misura cautelare in carcere.





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Il Mattino