Camorra, scandalo Campania: minori a rischio alle coop del clan

Camorra, scandalo Campania: minori a rischio alle coop del clan
Quando hanno tentato di ampliare il loro già vasto raggio d'azione, presentandosi a Mineo, in Sicilia, con l'intenzione di gestire i minori stranieri non...

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Quando hanno tentato di ampliare il loro già vasto raggio d'azione, presentandosi a Mineo, in Sicilia, con l'intenzione di gestire i minori stranieri non accompagnati che arrivano a mezzo barcone, il meccanismo si è inceppato. Il tentativo dei Casalesi di mettere radici in un business che vale oro è naufragato prima di entrare in porto perché, per partecipare a quel tipo di bando, è richiesto il certificato antimafia «allargato» e la parentela delle sorelle Adalgisa, Eufrasia e Rosanna Del Vecchio è di quelle che scotta. Ma non ha finora bruciato le attività che gestiscono da un decennio, anzi, forse le ha alimentate. Alle loro onlus, le onlus delle figlie di un camorrista, è affidato il recupero dei babycriminali. Le tre sono infatti figlie di Paolo Del Vecchio, ras implicato nella maxi inchiesta sulle pressioni della camorra campana al mercato ortofrutticolo di Fondi. Del Vecchio è cugino del boss Francesco Schiavone alias «cicciariello», detenuto al 41bis e cugino, a sua volta, dell'arcinoto «Sandokan». Ciononostante, o forse proprio per questo, nell'arco degli ultimi dieci anni, il colosso Serapide, leader nell'accoglienza di minori a rischio e di ragazzini da recuperare perché colpevoli di reati penali, ha dettato legge in Campania. In particolare nell'area del Casertano dove i Casalesi hanno regnato per decenni. Su ordine dei pm Dda Antonello Ardituro, Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio, ieri mattina, le squadre mobili di Napoli e Caserta guidate da Luigi Rinella e Filippo Portoghese hanno perquisito e sequestrato atti dalle sedi alla Serapide Coop Sociale Onlus, che si trova a Casagiove: polizia all'Edv Service, all'istituto paritario Giardino d'Infanzia, a Casapesenna, e nelle comunità alloggio per minori Sant'Elena, Mirò e L'Incontro, che si trovano a Casapesenna e Santa Maria Capua Vetere. Nel mirino anche le onlus Turan e Alice, la prima a Casagiove, la seconda dislocata tra Napoli Montecalvario e Villa di Briano. Alle coop del gruppo Serapide sono affidati, tra gli altri, i ragazzi dell'area penale dell'ex carcere per minori di Santa Maria Capua Vetere. Con importi complessivi da capogiro: a sentire gli inquirenti ogni «onlus» percepisce, in media, anche mezzo milione di euro l'anno. Si tratta di fondi regionali gestiti dai Comuni ma anche di finanziamenti ministeriali.

 
Cinquecentomila euro l'anno per gestire da un lato i minori provenienti dall'area penale, dall'altro i ragazzi sottratti a contesti familiari inadeguati. Un fiume inarrestabile di denaro pubblico. Quando ieri la polizia è entrata nei centri Serapide gli ospiti erano in media sette. Tra loro, anche minorenni provenienti da ambienti di malavita napoletana. Oltre che pusher dell'Agro-aversano. Per alcuni di quei ragazzi, ipotizzano i pm, la Serapide era una sicurezza: tra le ipotesi c'è infatti anche quella che i minori legati a contesti di criminalità organizzata godono nelle onlus finite sotto i riflettori di trattamenti di favore. Lo ha raccontato in alcuni servizi Fanpage che nei giorni scorsi ha anticipato il contesto dell'inchiesta.


La Procura di Napoli ipotizza a carico delle sorelle Del Vecchio, della loro madre, Regina Zagaria, e di un loro collaboratore, Massimo Zippo, reati che vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso al concorso esterno fino al riciclaggio. Per i pm titolari dell'inchiesta, dunque, i soldi dei Casalesi sono serviti a mettere su le coop Serapide e a renderle leader nel settore dell'accoglienza minori. Ma l'indagine è alle sue fasi iniziali e ogni indagato avrà presto la possibilità di difendersi nelle sedi opportune perché, naturalmente, le colpe dei padri non possono ricadere sui figli. Al momento sono al vaglio degli investigatori una serie di atti acquisiti all'Agenzia delle Entrate di Caserta e nei comuni di Casapesenna, Santa Maria Capua Vetere e Villa di Briano, laddove, secondo gli inquirenti, gli ex sindaci, oggi quasi tutti sotto processo per reati di mafia, avrebbero favorito, nella fase iniziale, le onlus Serapide. File digitali prelevati da tutte le sedi della onlus insieme alla ricostruzione dell'organigramma della coop stabiliranno se c'è veramente una nuova trama imprenditorial-criminale con protagonisti i Casalesi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino