A sessantadue anni si diventa nonne piuttosto che mamme. Soprattutto al Sud. Ma non è il caso di Maria Rosaria, napoletana residente nel Casertano, che ieri, a dispetto...
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Nessuna fecondazione assistita, quindi. E il miracolo della vita si è ripetuto anche per lei e per suo marito Vincenzo, che un figlio lo hanno voluto fortemente. Il piccolo pesa tre chilogrammi e mezzo, è lungo cinquanta centimetri e sta bene. È venuto al mondo alla trentaquattresima settimana di gestazione, dopo un taglio cesareo che presentava dei rischi legati all'età e ad alcune patologie di cui soffre la mamma.
Al suo arrivo in ospedale, dieci giorni fa, il primo pensiero dei medici è stato risolvere le criticità che si erano presentate. Poi ci si è accorti che il piccolo stava crescendo troppo. L'apparato riproduttivo di una sessantenne non è l'ideale per un parto e quindi il ginecologo ha deciso di «traghettare» Maria Rosaria fino all'inizio del nono mese per poi procedere con il taglio cesareo. «Abbiamo fatto in modo di arrivare alla 36esima settimana - spiega Palmieri - e poi si è deciso di farla partorire». «Non so se la madre riuscirà ad allattare il piccolo - dice ancora Palmieri rispondendo a una domanda - qualora ce ne fossero le condizioni certamente si. Comunque ne discuteremo con il neonatologo. Vediamo, intanto, se arriva la montata lattea nelle prossime ore». Poi, da Palmieri e dal suo staff, un monito: «Con l'equipe che dirigo ci teniamo a sottolineare che questi sono casi rari, che comportano enormi rischi. Tutto è andato bene - continua - ma non è detto che analoghe gravidanze possano avere lo stesso esito». L'anno scorso, comunque, nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno hanno partorito, con successo, una donna di 54 anni e una di 57 anni. «Sono casi limite - ribadisce il ginecologo - che contemplano enormi rischi sia per la mamma che per il figlio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino