Pensare di vivere tutta la vita su un palco, con medaglie e vittorie. Avere 17 anni a Sparanise, al Sud, in provincia, e brillare lo stesso con la cintura d'oro stretta in...
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«Intanto, la nostra vita è cambiata», spiega Denise, 45 anni, capelli ricci e un viso segnato dal dolore che si accende, però, quando sorride, tanto da far pensare che il barlume della spensieratezza che c'era un tempo, è rimasta ancora in lei. Denise è la mamma di Salvatore e oggi chiede giustizia. «Quell'uomo ha inseguito mio figlio dopo la lite, assurdo. Perché accanirsi in quel modo?». Per una precedenza negata allo Stop, una sciocchezza, la vita di un'intera famiglia è stravolta. La storia di Salvatore è simile a quella di Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto che il 2 febbraio 2019, alla periferia di Roma, per uno scambio di persona venne colpito alla schiena da un proiettile che gli ha provocato una lesione midollare. Diversa la dinamica del ferimento di Salvatore, ma ugualmente tragica.
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È la sera del tre dicembre del 2018: Salvatore è in moto, l'amico in Vespa. Nasce un battibecco in piazza con Donato De Rosa che li accusa di non aver concesso la precedenza (lui si trova in auto). Scoppia la baruffa. Salvatore, campione di Kickboxing, contro De Rosa, trent'anni, che, a un certo punto, gli lancia una sedia fra capo e collo. Sedia presa dalla veranda del bar in piazza a Sparanise. Sembra finita lì. Donato De Rosa va via, i due ragazzi tornano verso casa, ma incrociano di nuovo Donato che li insegue con l'auto. Sembra una furia. Accanto a lui c'è però Giovani Ciancio, testimone, poi, nel processo. Non si comprende bene cosa accade, ma Salvatore finisce a terra. «Urta il braccio contro lo specchietto della vettura di De Rosa», dirà poi il testimone. Impossibile verificare se sia andata così o ci sia stato l'investimento: i carabinieri non sequestrano subito l'auto di De Rosa. Passano due o tre giorni. Lentezza. Fatto sta che quella sera, Salvatore finisce contro la pensilina della fermata dei pullman. E resta immobile, per sempre. Per circa una settimana, il responsabile del ferimento non si fa trovare dai carabinieri. E i gestori del bar che hanno assistito alla prima lite? «I miei figli non sono stati chiamati - rivela il barista ora - le forze dell'ordine hanno prelevato le immagini delle telecamere».
Ora, Donato De Rosa è libero con obbligo di dimora a Sparanise. «Salvatore è rimasto una settimana in coma all'ospedale di Caserta - racconta Denise - poi è stato colpito da un'infezione contratta in Rianimazione a Caserta. Successivamente, ha trascorso quattro mesi in un centro riabilitativo di MonteCatone. Devo dire grazie ai medici di Caserta se mio figlio è vivo. In particolare alla neurochirurgo Alessandra Alfieri. Per il resto, spero che sia fatta giustizia. Mio figlio ne ha bisogno». La prossima udienza ci sarà il 23 dicembre. Da un lato ci sarà l'avvocato della famiglia, Gianluca Giordano. Dall'altro i difensori di De Rosa, i legali Ettore Majorano e Salvatore Piccolo. Al centro, la vita del giovane campione che vuole tornare a combattere.
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Il Mattino