Un cartone per materasso su una panchina di ferro, le fronde di un alberello per tetto non sono ricovero per chi, in piazza Sant’Anna, deve farsene casa. E nemmeno...
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Questo «motel della carità» lo ha inaugurato ieri il vescovo Giovanni D’Alise, ne ha benedetto le strutture, le camere e l’opera di un manipolo di volontari che con il coordinamento della Caritas hanno trasformato un rudere in una struttura moderna e accogliente. «Non poteva esserci migliore occasione di concludere il nostro Giubileo della Misericordia – ha detto il vescovo – che aprire le porte di quest’opera di carità mentre chiudiamo quelle giubilari che abbiamo varcato nel corso di un anno, caricandoci di buoni propositi. Non portiamo orgoglio per questa piccola realizzazione ma gioia sì, perché si tratta di un seme che porterà a una realizzazione più grande, anche questa frutto di solidarietà. Questa sarà la casa di tutti coloro che il Signore ci manda perché ne hanno necessità. Un altro progetto è in cantiere, una casa grande che richiederà cure e impegno più grandi. Ma ci riusciremo, tanti fratelli e sorelle sfortunati hanno bisogno di aiuto e noi, seguendo l’esortazione di papa Francesco, non li lasceremo soli, non li faremo sentire “scartati”».
Il direttore della Caritas, don Antonello Giannotti, ha osservato: «Non poteva mancare la nostra attenzione nei confronti di vite stravolte dalla crisi, questa è una calorosa testimonianza a persone provate, nel rispetto della loro libertà a dignità». Monsignor D’Alise ha voluto condividere il taglio del nastro, prima della benedizione, con don Antonello e con un altro pilastro di carità francescana, fra’ Michele Santoro parroco dell’Oasi.
La struttura si compone di una piano terra destinato a uffici, al piano superiore 4 camere a due letti, 4 bagni e 2 docce, un angolo-cucina per la prima colazione. Gli ospiti che saranno già da oggi accolti possono accedere dalle ore 18 e trascorrere la notte nei posti assegnati fino alle ore 9, dopo la prima colazione la struttura va lasciata libera. L’accoglienza può durare circa un mese ma, fanno capire i responsabili della Caritas, nessuno sarà messo fuori se non avrà trovato altra sistemazione.
Per l’accoglienza non ci sarà differenza fra extracomunitari e connazionali italiani, ce ne sono un paio anche del Casertano, tra questi «l’inquilino» dell’arco del Monumento ai Caduti. Di notte un pensionato assicurerà la vigilanza, la conduzione è affidata ai volontari del «Servizio prossimità» della Caritas Franco Porzio e Annamaria Antonino, al vice direttore Domenico Iannascoli, al segretario Danilo Zenga. C’è anche un ufficio per il «prestito assistito» affidato a Michele Corsiero, ex sottufficiale della Guardia di Finanza che cura l’accesso ai piccoli prestiti erogati da una banca in convenzione con la Cei, la conferenza dei vescovi. Questo perché c’è grande disagio anche fra tanti che una casa da abitare ce l’hanno e non possono mantenerla. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino