Casal di Principe, auto travolge braccianti in bici: muore 30enne

Casal di Principe, auto travolge braccianti in bici: muore 30enne
CASAL DI PRINCIPE. Stavano rientrando a casa, poco dopo le 12 di domenica, a bordo delle loro biciclette. Avrebbero voluto solo riposare dopo aver trascorso già sette ore nei...

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CASAL DI PRINCIPE. Stavano rientrando a casa, poco dopo le 12 di domenica, a bordo delle loro biciclette. Avrebbero voluto solo riposare dopo aver trascorso già sette ore nei campi per la raccolta dei pomodori. Una macchina li ha investiti in pieno tra Capua e Vitulazio e Salif è morto sul colpo. Aveva 30 anni, veniva dal Burkina Faso e a Casal di Principe ci abitava, con regolare permesso di soggiorno, già da quasi tre anni in compagnia del fratello tre anni più giovane. Oggi da Milano arriverà lo zio per organizzare insieme alla comunità il trasporto della salma nel paese natale. «Le spese le pagheremo tutti noi insieme, autotassandoci per aiutare un nostro connazionale a tornare a casa nel suo ultimo viaggio», spiega Josuè Zinsonni, presidente dell’associazione Faso Zekola.




Il secondo ragazzo è in coma, per il terzo solo una frattura al braccio. È stato proprio l’investitore a prestare i primi soccorsi e a chiamare aiuto. Sul posto i carabinieri della compagnia di Capua diretta dal capitano Giovanni De Risi e coordinati dal tenente Giovanni Savini. Per Salif, domenica era il primo giorno di lavoro. Le ore calati sulle piantine di pomodoro per raccoglierne i frutti e metterli nei cassoni che vengono poi caricati dai camion pronti in fila, vengono macinate senza sosta. La stagione della raccolta a Casal di Principe è ormai quasi del tutto terminata ed è per questa ragione che Salif ed i suoi compagni si erano spostati sul territorio di Capua. Sono lavoratori stagionali e seguono la necessità dell’agricoltura. Con la campagna di raccolta di pomodori, entrata nel vivo, aumentano i fenomeni di lavoro nero, di caporalato, di condizioni di vita precarie. Le loro condizioni, denunciati da anni non sono ancora del tutto cambiate.



Nel 1989 quando venne ucciso Jerry Essan Masslo a Villa Literno la questione del caporalato venne sottolineata con forza, con giornate di lavoro che potevano durare anche 15 ore al giorno. Ventisei anni fa gli immigrati nei campi venivano pagati ottocento o mille lire a cassetta da 25 chili di prodotto. Oggi il pagamento è ancora stabilito dalla quantità dei cassoni che riesci a riempire. Per ogni cassone, di 300 chili, il guadagno è di soli quattro euro o anche meno. Nel 2009, ad agosto, nei pressi dello stadio comunale di Casal di Principe a morire fu un altro lavoratore: Zanre Kassim, un ragazzo del Burkina Faso di soli 22 anni. Fu investito da un camion e l’autista, in quel caso, dopo l’impatto mortale scappò senza prestargli soccorso.



Anche Zanre Kassim, era un immigrato con regolare permesso di soggiorno, aveva la residenza a San Vito al Tagliamento (Pordenone), nel Casertano era arrivato per lavorare, insieme a un fratello e un cugino. Sulla questione è tornata ieri anche Camilla Bernabei, segretaria generale della Cgil di Caserta. «Questi infelici si arrangiano per raggiungere il posto di lavoro con ogni mezzo e sempre in cattività e accettano gli sfruttamenti del caporalato e l’umiliazione degli abusi di ogni genere», commenta la Bernabei. «Come Cgil e FLAI Caserta siamo convinti - dichiara Tammaro della Corte, segretario FLAI di Caserta - che l’accaduto non possa essere relegato a un semplice fatto di cronaca ma è un segnale di come il mercato agricolo sia permeato da illegalità di ogni genere, cosa che da anni denunciamo a tutti i livelli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino