Avrebbe assunto la reggenza «economica» del clan dopo l'arresto del marito boss, pagando la retta ai carcerati e garantendo così la sopravvivenza della...
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In tale contesto si inserisce la figura della Cotugno, tipica donna di camorra, che appena il giorno dopo l'arresto del marito prende subito in mano la cassa del clan; i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa che hanno realizzato le indagini, non hanno trovato soldi o libri contabili, ma ipotizzano che la 48enne avesse a disposizione cifre importanti. Ogni mese, è emerso, la donna, dalla sua abitazione di Giugliano in Campania, elargiva somme tra i 600 e 1.000 euro ai familiari degli altri affiliati, molti dei quali in carcere. In tal modo, sostengono gli inquirenti, si sarebbe assicurata due risultati; da un lato la sopravvivenza del clan, a dispetto degli arresti eseguiti negli ultimi mesi, dall'altro il «silenzio» degli altri affiliati, che magari potevano essere tentati dal collaborare con la giustizia. Cotugno e il marito sono stati intercettati durante i colloqui in carcere; è emerso che Perrone ha dato varie indicazioni alla moglie sui pagamenti da effettuare, e probabilmente ha indicato anche imprenditori sotto estorsione da cui riscuotere il pizzo, sebbene su tale circostanza gli inquirenti preferiscano tacere. La Cotugno è finita nel carcere romano di Rebibbia.
Per la Dda, la «Nuova gerarchia Casalese», sarebbe è attiva nei comuni napoletani di Giugliano, Sant'Antimo, in quelli casertani di Parete, Mondragone, Casal di Principe, con interessi anche anche a Minturno. Prima dell'operazione di giugno che ha portato all'arresto di cinque esponenti della cosca, il gruppo si sarebbe reso responsabile di numerose estorsioni e di almeno tre attentati con bombe carta commessi ai danni di un imprenditore edile di Parete e delle due sedi di Giugliano e Parete dell'agenzia di pompe funebri dell'imprenditore Luciano Russo, colui che ad inizio anni '90 fece scoppiare con le sue denunce il caso del cosiddetto «caro estinto», che portò all'arresto e alla condanna di esponenti di spicco dei Casalesi, tra cui l'allora capozona Domenico Feliciello e il capoclan Francesco Bidognetti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino