È iniziato per essere subito rinviato al prossimo 15 ottobre, alla Corte d'Assise d'Appello di Napoli, il processo a carico di Francesco Cirillo, accusato di...
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La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per Cirillo rinviando ad un'altra sezione della Corte di Appello di Napoli perché valutasse meglio le prove a suo carico. Cirillo fu arrestato per estorsione all'inizio degli anni 2000, su denuncia di Noviello e del figlio Massimiliano, assieme a quattro esponenti del clan dei Casalesi, ma fu l'unico ad essere condannato a quattro anni di carcere; gli altri estorsori furono assolti, tra questi il cugino Alessandro Cirillo, detto «ò sergente», elemento di spicco della cosca poi diventato luogotenente di Setola e assurto tra i protagonisti della stagione del terrore, datata 2008, che nel Casertano costò la vita a 18 persone, tra cui lo stesso Noviello e i sei ghanesi della strage di San Gennaro. La vecchia condanna presa da Cirillo ha dunque costituito il pretesto «ripescato» da Setola per vendicarsi di Noviello, seminare il terrore e costringere così anche gli altri imprenditori a pagare il pizzo; è questa la strategia che si celava dietro i delitti, emersa durante i processi istruiti dopo gli omicidi del 2008.
Oggi nell'aula della Corte d'Assise d'Appello di Napoli Francesco Cirillo, che è libero, era assente, mentre erano presenti i quattro figli di Domenico Noviello: c'erano Massimiliano, Mimma, Rosaria e Matilde, che dopo la morte del padre hanno intrapreso un percorso volto a far conoscere all'opinione pubblica, soprattutto agli studenti, la vicenda del papà imprenditore che con coraggio aveva sfidato il clan in un periodo in cui nessuno lo faceva. «C'era tanta gente e partecipazione questa mattina, e ciò è positivo - dice Mimma Noviello - però ho riprovato quelle brutte sensazioni già vissute quando Cirillo fu assolto e liberato. Spero solo che questo processo finisca presto con la condanna dell'imputato».
«Forti emozioni e tanto nervosismo» per Massimiliano Noviello, primogenito dell'imprenditore, che nel 2001, assieme al papà, denunciò Cirillo, che era venuto a chiedere il pizzo nell'autoscuola di proprietà. «È l'unico a non essere stato condannato, eppure è stato lui la causa dell'omicidio di mio padre. Credo nella giustizia, spero nella sua condanna». Presenti in aula i rappresentanti di Libera - una delegazione di Libera Padova era fuori - del Comitato don Diana, del Fai (Federazione delle Associazioni Antiracket), e Paolo Miggiano, autore del libro su Noviello, «L'Altro Casalese». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino