Il camorrista più pericoloso è Francesco Schiavone, alias Sandokan, che «comanda ancora, anche dal 41 bis». Così, in una intervista alla Tgr...
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Caterino ricorda cosa lo ha spinto a diventare un camorrista: «Da noi si è sempre respirata aria di camorra. Già a dieci anni...eravamo affascinati da come venivano venerati, da come si vestivano, dalle macchine che avevano. I grandi imprenditori e li professionisti le veneravano e le ossequiavano queste persone». «Per me - dice ancora l'ex luogotenente di Michele Zagaria - essere un camorrista significava che tutto diventava facile. Si guadagnava rispetto, tutte le porte erano aperte, i professionisti erano a tua disposizione».
Caterino sottolinea, con le sue parole, anche il livello di pervasività che il clan dei Casalesi aveva nel Casertano: «Noi risolvevamo tutti i problemi, - dice - vertenze sindacali, vertenze matrimoniali, qualsiasi problema noi lo risolvevamo in cinque minuti».
Il Mattino