Caserta. Era il 1997. L’Unesco inserì nella lista del Patrimonio Mondiale la terna Reggia di Caserta, acquedotto vanvitelliano e Complesso di San Leucio. Tre...
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Venti metri più avanti c’è il cancello d’ingresso e la casa del custode. Che non è una casa privata, che non è un luogo qualunque. È il secondo biglietto da visita di un sito Unesco. Qui, la “padrona di casa”, ignara delle regole e inconsapevole del luogo che la ospita, stende al sole il suo bucato, in déshabillé. La signora è la moglie del custode Alessandro Scialla che da qualche mese, per disposizione della commissaria Maria Grazia Nicolò, avrebbe dovuto lasciare, per effetto di una rotazione, quella casa e recarsi a lavorare nella casa comunale. Ma dal giorno del provvedimento il custode Scialla si è ammalato e quindi, come da certificazione medica ospedaliera, non può lasciare quell’abitazione. Accade così che ogni giorno, Nicola Bifone, il custode assegnato da mesi al Belvedere, si reca dalla casa comunale (dove prestava prima servizio e continua ad avere residenza) a San Leucio per espletare il suo lavoro. La famiglia Scialla, invece, continua a risiedere al Belvedere e la signora continua a stendere i panni, all’ingresso, sul suo stenditoio bianco. Passano gruppi di turisti che commentano, sbalorditi e increduli. Ma tant’è…nessuno se ne duole, la città è in coma. La verità è che non c’è un direttore al Belvedere, ne sono responsabili due dirigenti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino