Caserta, teatro del castello le luci della ribalta spente dal degrado

Un tempo grandi artisti sul palco di Settembre al borgo

Caserta, teatro del castello le luci della ribalta spente dal degrado
Casertavecchia, via della Pineta che parte dall'arco, due passi e l'apertura a destra della massicciata, pochi gradini, una spianata ghiaiosa, il mastio imponente si offre...

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Casertavecchia, via della Pineta che parte dall'arco, due passi e l'apertura a destra della massicciata, pochi gradini, una spianata ghiaiosa, il mastio imponente si offre a destra, una leggera salita, un cancello socchiuso con la catena pendula è un invito a entrare. A destra ciò che resta dei resti del castello riportati alla luce a partire dal 1971 con il lavoro dei campi estivi del Servizio volontariato giovanile, una parete integra, al piano terra un cancello chiuso, al primo piano una bifora aperta sul niente dell'interno e si vede il cielo perché il tetto non c'è più, un finestrone più imponente, il resto è una infilata di resti ancora il gioco di parole sormontati da ciuffi di parietaria, una parrucca erosiva che se non la si aggredisce farà danni.

La spianata erbosa, il suolo gibboso, in una maestosa desolazione anche il torrino dove si favoleggia il lamento del fantasma di Gentile Siffridina. Era stato recuperato questo grosso grumo di medievalità, corredo del mastio, la torre riconosciuta come la più alta d'Europa, l'insieme reso funzionale una volta fattone un teatro all'aperto, platea adatta con il fantastico fondo scenico naturale per la rassegna del "Settembre al borgo" che aveva infilato stagioni di fasti a partire dal 1971.

Il com'era e com'è oggi lo dice la comparazione fra le due foto, riecheggiano eventi artistici di grande risonanza, nonostante il "Settembre al borgo" cadesse in un periodo in cui, sciolte le compagnie dopo la stagione estiva, ancora non costituite quelle dei tour invernali, tutto veniva risolto dalla genialità di direttori artistici, un rosario di nomi da Maria Teresa Canitano, poi Mico Galdieri, Nunzio Areni, Gianni Gugliotta, Casimiro Lieto, Piero Chiambretti, Gigi Proietti, Giuliana De Sio, Maurizio Scaparro, Paola Servillo e Ferdinando Ceriani per il periodo aureo anche derivante dalle possibilità finanziarie per l'allestimento; negli ultimi anni da Enzo Avitabile che il "Teatro del castello" lo ha potuto sfruttare fino al 2021, poi tutti in piazza Duomo e la desolazione che ora celebra il triennio del suo imperio.

I ruderi del fu castello sono pur sempre una testimonianza storico-archeologica, vi si avvede dal minuscolo cancelletto sopra ricordato, uno stinto e deteriorato tabellone di plastica ne dice le caratteristiche al visitatore che nessuno indirizza e nessuno accoglie. Dal versante opposto di via della Pineta la salita in larghi e profondi gradoni è uno sbriciolio di ghiaia, la doppia protezione lignea di passamani a rustico è quasi del tutto inesistente per i tanti rami abbattuti. Questo il benvenuto che il borgo dà ai forestieri, il complesso dei ruderi oggi è come se fosse di nessuno, terra aperta tra gramigne e rovine che rovinandosi si ridurranno al niente. A qualche giorno dalla scomparsa di Enzo De Lucia, il presidente del Servizio volontariato giovanile, erede di Roberto Forlani fondatore di una istituzione che della Protezione civile è stata antesignana, è doveroso ricordare l'appassionato attaccamento dei giovani volontari comparato al doloroso disinteresse per le sorti del complesso monumentale.

Enzo De Lucia nel 2013 fu promotore di uno studio e progetto di restauro portato avanti sulla scorta di due planimetrie esistenti, una di età borbonica, l'altra realizzata nel 1971-72 dagli allievi dell'istituto per geometri "Buonarroti" di Caserta nell'ambito dei lavori per portare alla luce le vestigia. Documento ricco di documentazioni e ipotesi progettuali, mai letto da quanti ne avevano avuto copia. Negli ultimi anni, sempre i giovani del volontariato avevano curato la tenuta e la custodia dei resti del castello, avevano realizzato anche una sala museale, autorizzazioni ritirate per far posto alla trascuratezza. E il com'è del castello è bell'e servito.
 

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Il Mattino