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Nell’anno 2020 è stato dell’1,7% l’incremento del numero delle imprese iscritte alla Camera di Commercio di Caserta rispetto all’anno precedente. Il che rappresenta certamente un risultato positivo se è vero che Terra di Lavoro, analizzando i dati pubblicati da Infocamere, è tra le poche province d’Italia a far registrare un saldo con il segno più. E di sicuro il tasso di natalità è il migliore a livello nazionale, dove soltanto altre otto province (Brindisi, Lecce, Taranto, Sassari, Roma, Milano, Napoli e Ragusa) hanno fatto registrare un incremento superiore all’1%.
È stata tutta la regione Campania, comunque, ad evidenziare un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni: alle spalle di Caserta si allineano, infatti, Avellino 0.22, Benevento 0.92, Napoli 1.19, Salerno 0.71. La performance di Caserta è di gran lunga migliore anche rispetto alla media nazionale che ha visto un tasso complessivo di crescita pari allo 0,32%. Numeri e percentuali certamente da non sottovalutare soprattutto al termine di un anno caratterizzato dalle frequenti chiusure resesi necessarie a seguito dei provvedimenti adottati a livello governativo per limitare il diffondersi della pandemia da covid19.
Analizzando, però, più nel profondo le cifre pubblicate da Infocamere – la società di informatica delle Camere di Commercio italiane – pur nella diversa caratterizzazione di Caserta rispetto alle altre province, non va dimenticato che nelle tabelle rese note non sono presenti, così come è sempre avvenuto in tutti gli anni, le eventuali cessazioni di attività presentate negli ultimi giorni dell’anno e, quindi, non ancora elaborate, così come va doverosamente evidenziato che nell’ultimo anno il saldo positivo tra natalità e mortalità è stato, comunque, determinato non tanto da un esponenziale incremento delle iscrizioni quanto, piuttosto, dalla diminuzione del numero delle cessazioni.
Un dato che si conferma, comunque, parzialmente in controtendenza rispetto ai dati nazionali se è vero che il saldo demografico italiano ha evidenziato un decremento del 17% delle iscrizioni e del 16% delle cancellazioni.
Tornando ai dati provinciali, da un’analisi dei dati di fine 2020 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, va rilevata che la mancanza di nuove attività imprenditoriali ha contraddistinto un po’ tutti i settori più tradizionali dell’economia provinciale. Il comparto delle attività manifatturiere ha, infatti, messo in rilievo un -18% certamente meno consistente del -31,11% che ha contraddistinto l’avvio di nuove attività nel settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso; una percentuale più o meno identica nei servizi di alloggio e di ristorazione (-31,58).
Altrettanto negativa la dinamica relativa alle ditte impegnate nell’attività di costruzione, che fa segnare un calo di iscrizioni rispetto all’anno precedente pari al 22,1%. Segno positivo, invece, nelle attività finanziarie ed assicurative (33,8%) e nelle altre attività di servizi (10,92%). Alla luce di quanto avvenuto nel corso dell’anno appena trascorso, va annoverata la presenza nell’apposito registro della Camera di Commercio di un totale di 96.599 imprese di cui 79.627 attive. Il raffronto tra i dati del 2019 e quelli di fine dicembre scorso inducono, comunque, a valutare con estrema cautela le conseguenze del forzato rallentamento delle attività in molti settori economici. Probabilmente, una valutazione più attendibile potrà scaturire soltanto dall’analisi dei dati che verranno annotati nel corso di questo 2021, cominciando da quelli del prossimo primo trimestre dove solitamente trovano riscontro anche tutte le chiusure di attività presentate negli ultimi giorni dell’anno.
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