Raid alle Poste il giorno delle pensioni: fermati i sette rapinatori di Caserta

Raid alle Poste il giorno delle pensioni: fermati i sette rapinatori di Caserta
La «testa» dell'organizzazione si trova a Teverola, ma i «muscoli» della banda del buco fanno bella mostra di sé a San Marcellino,...

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La «testa» dell'organizzazione si trova a Teverola, ma i «muscoli» della banda del buco fanno bella mostra di sé a San Marcellino, Sant'Antimo e nei paesi che circondano Santa Maria Capua Vetere. Così tanto si era mimetizzata con il territorio la gang di delinquenti che ha rapinato per due volte l'ufficio postale di corso Giannone a Caserta. E che stava per entrare in azione a San Marcellino, scavando un tunnel fra i vari collettori delle fogne.


I carabinieri della compagnia di Caserta e la polizia hanno bloccato, in tempo, sette persone, accusate ora di crimini gravissimi. I sette componenti della gang - residenti a Teverola, Sant'Antimo, Santa Maria Capua Vetere e San Marcellino - sono indagati per aver messo in piedi un'associazione per delinquere. Lo scopo? Intascare il bottino delle pensioni che all'inizio di ogni mese arriva agli sportelli dei vari uffici postali. La Procura ipotizza che entro il 1 luglio i rapinatori sarebbero entrati in azione a San Marcellino. Lo «start» dell'operazione era prevedibile immaginarlo in un rudere di via Roma, lungo la strada che conduce a Casapesenna. Uno schema ideato anche dal killer Giuseppe Setola nel 2009, quando riuscì a sfuggire alla cattura attraversando le fogne di via Cottolengo a Trentola Ducenta. Prevedibile, ma non troppo. Da lì, dalla casetta cadente di San Marcellino, la banda sarebbe partita per attraversare le fogne e sbucare poi dal pavimento interno della Posta del paese. Ieri, il colpo al cuore all'organizzazione per mano della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone. Ma anche la procura di Napoli nord - con a capo Francesco Greco - si è mossa per competenza, pur restando in mano all'ufficio inquirente sammaritano l'inchiesta.

«Era troppo rischioso, dovevamo intervenire», dicono ora nei corridoi della questura di Caserta, dove fra le misure di distanziamento sociale e gel disinfettanti, si è continuato a lavorare. Sotto intercettazione dei carabinieri di Caserta erano finiti i due capi dell'organizzazione, uno era di base a Teverola.

Ieri pomeriggio, molti passanti hanno ascoltato il suono delle sirene delle forze dell'ordine e hanno applaudito al successo dell'operazione. Stando ad alcune indiscrezioni, i sette indagati si erano riuniti per mettere a punto i dettagli del colpo previsto a breve a San Marcellino. Ma durante il summit sono stati «interrotti» dai militari di Caserta e dalla polizia.


Tutto era cominciato con il colpo del 2 dicembre 2019. Quel giorno, Caserta trattenne il fiato per una mattina intera perchè la circolazione delle autovetture fu bloccata per dare la caccia alla gang che era riuscita a rapinare circa 100mila euro dalla cassetta di sicurezza dell'Ufficio postale, sbucando dalle fogne. I pensionati restarono a bocca asciutta. Stessa regia del raid per la rapina dell'8 gennaio, quando furono trafugate poche migliaia di euro sempre dalla stessa filiale di corso Giannone a Caserta. La svolta è arrivata con l'intervento della scientifica che ha esaminato le condotte fognarie e isolato alcune impronte: in sostanza, è stato possibile rintracciare la banda grazie ai precedenti penali di alcuni indagati, registrati nell'archivio dei carabinieri di Caserta. Poi, sono stati messi sotto controlli i telefoni cellulari. Cruenta era stata la seconda rapina di gennaio. Dopo aver sfondato la porta di accesso all'ufficio postale, i vigili del fuoco avevano portato in salvo una dipendente dell'ufficio postale che si era barricata nel bagno al momento dell'irruzione dei ladri e non era più riuscita a uscire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino