Caserta, lastricata di rifiuti la via del Policlinico il degrado nei pressi dell'isola ecologica

Caserta, lastricata di rifiuti la via del Policlinico il degrado nei pressi dell'isola ecologica
«Ceci n'est pas une ville», questa non è una città. Viene da parafrasare Magritte passeggiando per Caserta. Una città sporca, abitata da...

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«Ceci n'est pas une ville», questa non è una città. Viene da parafrasare Magritte passeggiando per Caserta. Una città sporca, abitata da persone sporche, lasciata sporca da chi dovrebbe ripulirla. Via Sossietta Scialla, la grande arteria che collega la frazione San Benedetto con Centurano, conosciuta ai più come la strada del Policlinico, è una discarica a cielo aperto.


Cigli della strada, marciapiedi, spazi verdi tutto intorno sono invasi dai rifiuti, rifiuti speciali, ingombranti, bottiglie, televisori, lavatrici, seggioloni per bambini, valigie, taniche, cestelli di macchine industriali, passeggini, materiale di risulta, porte di legno, computer, materassi, cuscini, plastica in ogni dove, bustoni neri dal contenuto misterioso.

Insomma, microdiscariche diffuse a poco più di cento metri da una delle tre isole ecologiche cittadine, quella di viale Lincoln. Usata per fare attività sportiva, per passeggiare con bambini, con animali al guinzaglio, quell'arteria grida vendetta a Dio ma non è con i miracoli che si risolvono i problemi. La domanda che le persone civili si pongono, costrette a camminare tra cumuli di spazzatura, è perché, con tre isole ecologiche in città, si sversa lungo le strade.


La risposta più semplice è che conferire all'isola ecologica presuppone il pagamento delle tasse sulla spazzatura, si viene registrati all'ingresso. Dunque si tratta, innanzitutto, di gente che non paga le tasse, che non rispetta le regole. Poi si tratta di incivili ma gli incivili potrebbero essere combattuti con le telecamere di sorveglianza, quelle che li inchioderebbero alle loro responsabilità, che li costringerebbero a pagare una multa salata e a rimuovere lo sporco e i rifiuti.
Via Sossietta Scialla non è l'unico sversatoio cittadino. In via Madre Teresa di Calcutta, l'antica strada medievale che collega la frazione Santa Barbara al quartiere Petrarelle, c'è lo stesso problema. Ogni giorno vengono sversati rifiuti. È così all'imbocco della variante da San Leucio direzione Maddaloni dove ogni giorno crescono i sacchetti lanciati dalle auto in corsa, così è sulle piazzole di sosta all'uscita della galleria più piccola della variante, così è lungo la panoramica che collega Casertavecchia con Castel Morrone, così è ovunque ci sia un po' di spazio libero. E sui pendii frigoriferi e lavatrici dismessi si mescolano all'amianto, buttati alla rinfusa a mortificare la natura e la decenza.


«Domenica scorsa dice Luca Nocera sono andato a fare un giro in mountain bike fuori strada, su sentieri Cai alla Vaccheria, in direzione Casertavecchia e mi piangeva il cuore a vedere lastre di eternit buttate lì in un paradiso naturale. Non capisco, non giustifico ma comprendo che si tratta dell'eco-delinquente di turno che sversa, in un posto nascosto un rifiuto speciale, ma quello che proprio non riesco a comprendere è il comportamento di chi è andato a buttare, dove c'è l'amianto, un vecchio frigo. Cioè, ci sono delinquenti che si sobbarcano la fatica di caricare un oggetto pesante su un furgone, di inoltrarsi in sentieri sterrati per, con altra fatica, scaricarlo nel verde. Non era più semplice, oltre che giusto, andare all'isola ecologica dove lo avrebbero anche aiutato a scaricare?».



Spesso i colpevoli sono i cosiddetti svuota cantine, quelli che lavorano in nero, che per non sobbarcarsi alcun onere rinunciano all'isola ecologica e puntano sulla strada. Ma chi è preposto alla pulizia delle strade? Chi dovrebbe rimuovere le micro discariche? Nelle frazioni collinari l'azione di Ecocar è quotidiana. Perché non accade ugualmente in altre zone della città? L'evidenza è sotto gli occhi di tutti, a danno dell'immagine della città, della salute di chi vi abita e delle tasche di chi paga regolarmente per un servizio.
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Il Mattino