L'odissea di Stefano, ferito dai clan e costretto sulla sedia a rotelle

Da morto sarebbe stato ricordato almeno un paio di volte l’anno e i suoi familiari sarebbero stati invitati per testimoniarne la memoria. Stefano Ciccarelli, quel maledetto...

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Da morto sarebbe stato ricordato almeno un paio di volte l’anno e i suoi familiari sarebbero stati invitati per testimoniarne la memoria. Stefano Ciccarelli, quel maledetto 31 luglio del 1991, dalla camorra venne ferito in maniera grave, tanto da essere condannato a vivere su una sedia a rotelle. Stava tornando da lavoro e si era fermato a comprare le sigarette, quando udì dei colpi. Fu un attimo e si trovò a terra, senza vedere e senza nemmeno avvertire la paura perché guardava altrove e il proiettile di quella sparatoria tra camorristi del clan dei Casalesi, lo colpì alla spalla, gli bucò il polmone, mandò in frantumi tre costole e si conficcò nella spina dorsale.


Uno degli autori fu Mario Caterino alias ‘a botta ma per essere riconosciuto vittima innocente della criminalità organizzata, Ciccarelli ha dovuto aspettare sette anni e ricorrere fino al Consiglio di Stato. Che quell’uomo, alto e magro nei pressi di una farmacia sul corso provinciale di San Marcellino, fosse stato ferito dal fuoco della camorra lo avevano già detto due collaboratori di giustizia, Giuseppe Pagano di Villa di Briano e Dario De Simone di Trentola Ducenta. Il pm del processo che venne poi celebrato fu Cesare Sirignano, ora alla Direzione Nazionale Antimafia.

Nel ’91 Ciccarelli, faceva l’imprenditore e ha trascorso un anno tra vari ospedali: ad Aversa, poi a Napoli, Latina, Lione in Francia, Francoforte e Montecatone. «Da quel giorno sono trascorsi 25 anni e il danno è stato incalcolabile ma sono andato avanti con tutta la sofferenza anche di sentirsi quasi del tutto ignorato», dice Ciccarelli. Quando a Casal di Principe, venne inaugurata la pizzeria sociale Nco, nel bene confiscato proprio a Mario Caterino, con la presenza della presidente della Camera, Laura Boldrini e di alte autorità nessuno pensò di invitare Ciccarelli, tra i sopravvissuti alla guerra di camorra e ancora capace di dire «Casal di Principe non deve essere abbandonato».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino