Camorra Caserta, sequestro da oltre 50 milioni: colpiti due fratelli imprenditori

Il controllo della Dda di Napoli e della Procura nazionale antimafia su attività illecite

Tre agenti della DIA
Oltre 50 milioni di euro. Questo il valore dei beni sequestrati ai fratelli Giovanni e Michele Fontana, imprenditori di Villa Literno nel settore del trasporto merci su strada e...

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Oltre 50 milioni di euro. Questo il valore dei beni sequestrati ai fratelli Giovanni e Michele Fontana, imprenditori di Villa Literno nel settore del trasporto merci su strada e della gestione di rifiuti. I due sarebbero «pentiti» legati alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Il provvedimento, eseguito dai finanzieri dei Comandi provinciali di Napoli e Caserta e dai Carabinieri del gruppo per la tutela dell'ambiente di Napoli, è stato emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta di aggravamento della misura del controllo giudiziario avanzata dalla Dda di Napoli e dalla Procura nazionale antimafia. I finanzieri e i militari dell'arma hanno messo i sigilli a quote e compendi aziendali di 8 società, 120 immobili tra fabbricati e terreni e 6 veicoli, tra auto e motoBloccati anche i loro rapporti bancari e finanziari. Sigillato anche un mega parcheggio che si trova nella zona di Castel Volturno, con al suo interno circa 200 camion appartenenti a una delle società riconducibili ai fratelli Fontana.

Secondo la ricostruzione dei magistrati, il patrimonio dei due imprenditori sarebbe nato e cresciuto negli anni tramite attività illecite. Giovanni Fontana è stato arrestato lo scorso mese di novembre su decisione del gip di Napoli per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, dopo indagini condotte nei confronti dell'organizzazione del noto narcotrafficante Raffaele Imperiale. Secondo gli inquirenti Giovanni avrebbe anche aiutato Imperiale a nascondere, in un deposito, due container contenenti ben 600 chilogrammi di cocaina diretti in Australia e per i suoi servigi, secondo quanto dichiarato da Imperiale, Fontana avrebbe ricevuto un compenso di oltre 7 milioni di euro.

Una collaborazione che è stata validata anche dal narcotrafficante internazionale che,  confermando il contenuto delle conversazioni «protette» dai sistemi di criptazione Eurochat e Sky ECC ma decodificate dagli inquirenti francesi, ha riconosciuto il coinvolgimento di Giovanni Fontana nell'operazione «Australia». Imperiale ha anche confermato le rivelazioni rese agli investigatori dal suo socio a Dubai, Bruno Carbone, e di Daniele Ursini, uno dei riferimenti del cartello sul territorio napoletano, circa il coinvolgimento di Fontana in altri due traffici illeciti di stupefacenti dal Brasile, tra il 2008 e il 2010, di sei tonnellate di cocaina e, in seguito, tra il 2017 e il 2021, di una decina di trasporti dall'Olanda. In sostanza, c'era l'esigenza, da parte di Imperiale, di avvalersi di autotrasportatori efficienti e fidati e Imperiale decise di ricontattare il Fontana attraverso Daniele Ursini (anche lui arrestato lo scorso novembre). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino