Ferdinando Bellezza, rosticciere, genitore adottivo della vasta aiuola antistante la stazione ferroviaria, un mese fa aveva finanziato la piantumazione di piante e fiori e la...
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Ma non era tutto qui perché i barbari, presumibilmente in nottata, avevano infierito anche sulla cabina telefonica che riceve le chiamate per i servizi dei tassisti, sulla pensilina di metallo, sulle vetrate del buffet della stazione. E sono partite le telefonate alla Polizia Urbana, anche i tassisti infuriati perché privati del telefono, strumento indispensabile al proprio lavoro. Scettico, Ferdinando Bellezza e altrettanto i tassisti ma intorno a mezzogiorno sono intervenute due pattuglie con agenti e graduati, sono stati accompagnati nella ricognizione dei danni, hanno fotografato la «scena del crimine», hanno raccolto qualche sospetto e qualche indizio sul responsabile, un vagabondo alcolizzato che ne combina spesso di queste bravate.
«Le abbiamo tentate tutte a protezione della cabina telefonica diceva un tassista , abbiamo più volte rinforzato i fili e rinforzato la tenuta dell'apparecchio con fil di ferro e non è servito a nulla». Il danno, evidentissimo, ne è la prova. La stazione ferroviaria di Caserta, è noto, chiude alla 23 circa, la fermata dell'ultimo treno da Napoli, poi porte chiuse fino alle 6 del mattino successivo, declassata da anni a metropolitana tranne un paio di treni di collegamento con Roma non è che una stazione tramviaria. E la piazza Garibaldi che le è davanti e fa da diaframma con piazza Carlo III che è il tappeto della Reggia, diventa terra di nessuno. Questo l'avvilente biglietto da visita che la città mostra ai forestieri. Avvilente anche la istallazione di un duplice parallelepipedo di vetro, uno per lato sotto la pensilina, uno sfregio al disegno architettonico che era semplice e dignitoso, espressione del suo tempo, ed oggi ingiustificatamente alterato da questo contenitore che ha ospitato per un paio d'anni, due box su dieci, negozi di telefonìa e oggi niente, tutto oscurato a proteggere il nulla.
Davanti e parallela alla corsia di transito, una striscia di marciapiede con quattro pali di segnali stradali con grappoli di biciclette incatenate: qui da due anni dal 2 febbraio 2018, data di emanazione del proclama si aspettano i 50 stalli per bici assicurati da Rete Ferrovie Italia in dono alla città, attrezzature che giacciono nel deposito di una stazione del Napoletano.
Ai lati della piazza, gli stalli di cemento del parcheggio che si sgretolano, poi i primi metri del marciapiede di destra di via Verdi intransitabili da almeno otto mesi, uno scavo malamente ricoperto da terriccio e spazzatura a volontà, rete traforata di recinzione cantieristica, il cartello di lavori in corso ma da cambiare in lavori interrotti, nessuno che abbia sollecitato, stante la permanenza di tanta sciatteria, il committente a ripristinare lo stato del luogo. In tanto degrado un solo squarcio di luce, l'aiuola curata da Ferdinando Bellezza, vandalizzata perché non adeguata alle brutture del contesto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino