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Susanna Camusso è stata chiara: l'anomalia del tesseramento non è imputabile ad un solo soggetto e nemmeno ad una parte del partito piuttosto che ad un'altra ma ad una modalità consolidata nel tempo che ha visto tutti impegnati a fare il maggior numero di tessere possibili per mostrare e dimostrare la propria forza sul territorio, per coltivare il proprio pezzo di orticello senza tener conto del vero senso di fare politica, dunque, senza individuare e strutturare una linea di pensiero che potesse coinvolgere la base e nemmeno le varie realtà amministrative di Terra di Lavoro. Tutti colpevoli. Come dire, nessun colpevole. E perciò tutto da rifare senza stare tanto a recriminare per un passato che deve semplicemente essere dimenticato. Una parentesi nemmeno tanto breve da cancellare. Come se tutto quanto accaduto la sequenza di commissariamenti, le tessere "farlocche", la polemica sui "capibastone", il ricorso al tribunale per dirimere una questione politica e di partito, le richieste di chiarimenti e confronti fossero nulla, un incidente di percorso su cui non vale la pena ragionare.
Ma c'è chi non ci sta ad accettare questo oblio, chi vuole chiarimenti e chiede ancora conferme. E poi c'è chi preme per l'azzeramento della giunta.
E se questo è il pensiero di molti esponenti del partito in merito alla situazione generale del Pd, non meno critica la posizione di chi vive la crisi anche all'interno del proprio gruppo consiliare. Parliamo della città capoluogo, dove anche alla Camusso non è sfuggito il malumore presente tra i componenti del gruppo in consiglio comunale. Ma anche in questo caso l'operato della Camusso non convince tutti e il capogruppo Pd Gianni Comunale punta il dito contro la commissaria che «in otto mesi non ha mai voluto aprire un dialogo con gli istituzionali e nemmeno con noi del gruppo consiliare per trovare soluzioni. Sarebbe stato semplice, ma niente. Ha parlato - continua il consigliere - solo con i centri sociali e poi si è chiusa a qualsiasi altra associazione. Ora parla di confronto, dice che il risultato elettorale a Caserta per le provinciali è deludente. Ma - sbotta Comunale - se veramente avesse voluto rilanciare la città e darle peso politico doveva essere lei la prima ad agire». Duro Comunale, che conclude il suo affondo: «Per me Camusso ha terminato il suo percorso che è stato un fallimento. E sono certo che anche nel gruppo consiliare riusciremo da soli a trovare la sintesi se tutti saranno disposti a dialogare mettendo da parte piani e progetti personali». Ma l'ottimismo di Comunale potrebbe spegnersi con l'azione dei suoi "colleghi" che insistono per il rimpasto.
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Il Mattino