«Pineta Grande», la guerra degli esposti tra imprenditori

«Pineta Grande», la guerra degli esposti tra imprenditori
Accesso agli atti per la difesa di Vincenzo Schiavone, il proprietario della clinica Pineta Grande di Castelvolturno. La Procura lascia campo libero agli avvocati difensori, certa...

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Accesso agli atti per la difesa di Vincenzo Schiavone, il proprietario della clinica Pineta Grande di Castelvolturno. La Procura lascia campo libero agli avvocati difensori, certa della concretezza dell'indagine che ha portato al sequestro per abusivismo e violazione dei vincoli paesaggistici degli edifici nuovi della clinica del litorale. Una clinica nella clinica. Ma da oggi si «gioca» alla pari. Il nodo principale su cui si avvolge l'accertamento dei carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e Mondragone è «cucito» sui posti letto: da 150 dell'attuale struttura a ben 574 posti letto nella nuova, lievitati grazie alla chiusura di tre strutture collegate alla Pineta Grande.

 
L'accusa pronunciata nei confronti di Schiavone è precisa: manca la verifica di compatibilità con il fabbisogno sanitario regionale. La difesa lo è altrettanto: un territorio come Castelvolturno ha bisogno eccome di una struttura sanitaria grande. Tanti i problemi, poche le soluzioni. E poi, c'è il via libera della Regione Campania. Il baluardo della sanità che funziona è rappresentato proprio la clinica, tuona la difesa dell'indagato Schiavone. Non finisce qui. La Procura di Santa Maria Capua Vetere controbatte con tre consulenze messe a corredo del provvedimento di sequestro firmato dal gip Alessandra Grammatica. I sostituti procuratori Vincenzo Quaranta e Giacomo Urbano, guidati dal capo Maria Antonietta Troncone, hanno allegato agli atti i rilievi ambientali, sanitari e paesaggistici. Non manca nulla nelle 280 pagine di provvedimento. L'indagine è in una botte di ferro. Per scardinarla, i difensori Giuseppe Stellato e Claudio Sgambato dovranno dimostrare che non c'è abusivismo edilizio nell'ampliamento della clinica. Le prime «pennellate» del quadro indiziario le «dipingono» le lettere inviate dai vertici di una clinica di Caserta agli organi inquirenti. Il tutto viene corroborato da un altro esposto a firma di Giovanni Palazzo che avrebbe fatto il nome anche di Dimitri Russo, ex sindaco di Castel Volturno accusato di corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio. In cambio del parere favorevole all'ampliamento della struttura (votata in Consiglio Comunale), Russo avrebbe chiesto l'apertura di una farmacia comunale nella clinica. Apertura mai avvenuta.

La tegola sul capo di Dimitri Russo cade proprio all'indomani di una svolta sulla prima inchiesta piombata sul Comune del litorale. È stata, infatti, fissata per il 18 ottobre la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati nel procedimento «Marletta più 33». Si tratta di un fascicolo che parla di concessioni e delibere rilasciate dagli uffici comunali in cambio, a volte, di favori sessuali ai dipendenti. Altra storia, altre prove. Collegate, certo, a una nuova «bomba» giudiziaria che potrebbe scoppiare da un momento all'altro.

Ciò che è certo è che la difesa giocherà la carta della «persecuzione» nei confronti di Vincenzo Schiavone da parte di presunti concorrenti. È recente l'inoltro di tre esposti in procura a Napoli di Schiavone in cui denuncia «l'atteggiamento di un sottufficiale della polizia giudiziaria aggressivo» durante le indagini e di «uffici dell'Asl eccessivamente prudenti» nel rilascio di concessioni. E sarebbe stato proprio Vincenzo Schiavone che, il 15 giugno del 2018, presentatosi in Procura, avrebbe spiegato ai magistrati inquirenti che l'Asl non avrebbe proceduto al rinnovo per la sperimentazione di farmaci al Pineta Grande. E che negli uffici dell'assessorato alla sanità della Regione Campania, i dipendenti erano diventati molto duri, al punto che nell'esposto di Schiavone si fa riferimento anche a una frase: «Voi della Pineta Grande è meglio che non vi fate più vedere, il maresciallo della pg ha interrogato per ore i nostri funzionari».


Castelvolturno è divisa. Ieri, in occasione dei quanta anni di sacerdozio di don Antonio Palazzo, il sacerdote di Castelvolturno nella sua omelia ha fatto cenno al sequestro, dichiarando, in sintesi: «Ieri le istituzioni hanno bloccato i lavori in una clinica, mentre tutti i giorni non fanno nulla per l'inquinamento marino provocato dai Regi Lagni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino