Cercano prove per il ferimento di Bardellino jr, trovano pistola: fermato fiancheggiatore

L'arma non sarebbe legata all'agguato teso al nipote del boss ma le indagini sono in corso

Pistola sequestrata
La ricerca dei responsabili del ferimento del nipote di Antonio Bardellino (fondatore del clan dei Casalesi) ha portato una nuova ondata di perquisizioni nel basso Lazio, dove la...

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La ricerca dei responsabili del ferimento del nipote di Antonio Bardellino (fondatore del clan dei Casalesi) ha portato una nuova ondata di perquisizioni nel basso Lazio, dove la famiglia di San Cipriano d'Aversa era stata "esiliata" dal 1988, anno in cui la fazione emergente dei Casalesi con a capo Schiavone decretò la morte per strangolamento - con una fune utilizzata per le caciotte - di Paride Salzillo, nipote del «capo dei capi» dei Casalesi e suo pupillo. E così, la storia ripercorre le sue regole: 35 anni dopo, nei comuni di Formia, Minturno e Gaeta in provincia di Latina, dopo numerose ricerche delegate dalla Procura Distrettuale di Roma legate al tentato omicidio di Gustavo Bardellino di 43 anni, nipote del boss Antonio - avvenuto il 15 febbraio del 2022 a Formia - è stato arrestato un uomo, Giuseppe Favoccia di 73 anni di Formia, considerato dagli inquirenti un ex fiancheggiatore del boss,  trovato in casa al momento del blitz , dove nascondeva una pistola alterata e semiautomatica priva di matricola con il munizionamento calibro 7,65 che tentava di nascondere. E' stata denunciata anche una donna, B.A. di 46 anni di Formia, ritenuta responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti per essere stata trovata in possesso di 18 grammi di marijuana, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento, nascosti all'interno della propria abitazione.

 

Le operazioni di ricerca sono state eseguite dai militari del nucleo investigativo e del comando compagnia carabinieri di Formia, militari che fanno capo al comando provinciale dei carabinieri di Latina e da personale della Squadra mobile di Latina e dal commissariato di Gaeta facenti capo alla Questura di Latina: lo scopo è anche quello di trovare nuove prove sulla ricostruzione del "tramonto dell'era Bardellino" e sulla possibilità che sia rimasto in vita dopo aver stretto un patto con Mario Iovine (ufficialmente, secondo la sentenza Spartacus I, suo assassino).  Il declino del clan Bardellino, assorbito dal cartello dei Casalesi, è storia di grandi numeri, una sorta di pozzo senza fondo che va sotto il nome di Spartacus nel quale, a saper cercare, si trovano brandelli di vite troppo brevi, di umanità sacrificata all'interesse di camorra, di amori spezzati dalla faida. È l'enciclopedia di una galassia che solo di recente ha cambiato la sua narrativa con la supposizione che il boss sia ancora vivo dopo una telefonata del fratello a uno dei nipoti (figlio di Bardellino) durante la quale lo salutava con: «Salutami papà». 

 

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Il Mattino