Migranti, il business degli affitti nel Casertano: «Noi, stipati in tre metri e colpiti da bottiglie di vetro»

Casal di Principe. Qualche anno fa il business era fittare le case agli ufficiali americani. Un buon business che aveva fatto costruire le case ad hoc per poi guadagnarci dai...

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Casal di Principe. Qualche anno fa il business era fittare le case agli ufficiali americani. Un buon business che aveva fatto costruire le case ad hoc per poi guadagnarci dai canoni di locazione. I conti però sono cambiati e senza i marines che già a partire dal 2008 hanno man mano lasciato Casal di Principe, il guadagno viene dall’affitto pagato dagli immigrati. Non si tratta più di ville con giardino messe a posto ma di stanze, di garage ed in alcuni casi del pian terreno di immobili non terminati. In pochi metri quadrati, ci abitano in sei o sette persone.


È quello che accade per esempio in via Cavour, di fronte al cimitero comunale. In un unico locale c’è la cucina o quella che dovrebbe essere tale, vista la presenza di un fornello ed un piccolo tavolo. Il resto dello spazio è occupato da brandine, vestiti messi ad asciugare, scarpe e anche una bici per il timore che possa essere rubata.
 
Le condizioni igieniche sono decisamente al limite del precario e non c’è bisogno di andare a disturbare i protocolli sanitari per poterlo stabilire. Si vede subito e ne sono coscienti anche gli inquilini dagli occhi tristi. «Non si può vivere così», dice un ragazzo di 25 anni arrivato in Italia un anno fa dal Mali, nell’Africa occidentale. Era arrivato con tanti sogni e anche con un curriculum stampato. Ha fatto perfino un corso di italiano che gli consente di capire e di arrangiare le risposte. Non si aspettava che scappando dalla sopravvivenza ne avrebbe dovuta affrontare un’altra. «Qui la gente è razzista, la notte ci lanciano bottiglie di vetro contro le porte, ci trattano male senza aver fatto nulla», racconta. Queste voci sono un triste scorcio di Casal di Principe, ora. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino