Caserta, protocollo beni confiscati: «Camorra non rientri da finestra»

Caserta, protocollo beni confiscati: «Camorra non rientri da finestra»
Un protocollo di legalità, tra i primi in Italia, con l'obiettivo di controllare l'intera procedura che porta all'assegnazione di un bene confiscato alla...

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Un protocollo di legalità, tra i primi in Italia, con l'obiettivo di controllare l'intera procedura che porta all'assegnazione di un bene confiscato alla criminalità organizzata, in particolare dei tanti soggetti che vi prendono parte, dagli appaltatori ai subappaltatori alle coop sociale assegnatarie, è stato siglato alla prefettura di Caserta dal prefetto Giuseppe Castaldo, dall'assessore regionale Mario Morcone, dai vertici di Agrorinasce (presidente Elena Giordano e amministratore delegato Giovanni Allucci), società consortile a partecipazione pubblica che amministra nel casertano oltre centocinquanta beni sottratti ai clan, e dai sindaci dei cinque comuni - Villa Literno, Santa Maria la Fossa, Casapesenna, San Cipriano d'Aversa e San Marcellino - che fanno parte di Agrorinasce.

Un documento che sarà allegato ad ogni gara d'appalto o assegnazione di un bene confiscato disposti da Agrorinasce, in modo che la violazione dello stesso porterà alla revoca automatica dell'affidamento; e proprio ad ottobre si peserà l'importanza di questo protocollo, visto che saranno bandite le gare per l'affidamento dei primi lavori di riqualificazione della tenuta de La Balzana, situata a Santa Maria la Fossa, per cui il Cipes ha già erogato i primi quindici milioni di euro (altri quindici saranno erogati in un secondo momento); si tratta di uno dei beni confiscati - apparteneva alla famiglia Schiavone del clan dei Casalesi - più importanti su cui si gioca la politica statale sul riuso di tali immobili. L'intesa di oggi si aggiunge a quella siglata alcuni mesi fa al tribunale di Santa Maria Capua Vetere con l'obiettivo di analizzare eventuali destinazioni e modalità di riutilizzo del bene non appena scattato il sequestro, senza attendere dunque la fase della confisca che impiega spesso anni.

«Questo protocollo - ha detto il prefetto Castaldo - è fondamentale perché permette non solo di rafforzare quei controlli sulle aziende che già la prefettura realizza, ma di estenderli anche agli incarichi professionali, ai subappalti, a tutti i soggetti che interverranno, non solo per le gare, ma anche dopo per l'assegnazione del bene».

Per l'assessore Mario Morcone, «la provincia di Caserta sta facendo tanto sul fronte dei beni confiscati, ma i comuni che non sono in Agrorinasce devono capire che da soli non possono farcela a gestire tali cespiti. Noi li invitiamo ad aderire, ma non possiamo costringerli». Il riferimento è a comuni come Castel Volturno, che non fa parte del consorzio Agrorinasce, dove ci sono molte decine di beni confiscati e inutilizzati.

Per il direttore dell'Agenzia dei beni confiscati, Bruno Corda, «bisogna capire che non tutti i beni sono recuperabili, e i comuni devono riutilizzare solo quelli davvero fruibili per la collettività. Ci sono stati comuni sciolti anche per mancato utilizzo dei beni confiscati. Sappiamo ovviamente che i comuni hanno poche risorse umane e finanziarie, per questo siamo disposti ad aiutarli ma anche loro devono associarsi, solo così potranno gestire realmente tali beni».

Per Giordano, «è fondamentale garantire la legalità in ogni fase del procedimento di assegnazione di un bene confiscato, la camorra non deve rientrare dalla finestra».

Soddisfatti i sindaci. Il primo cittadino di Santa Maria la Fossa, Federico Nicolino, sottolinea che «il mio popolo non è camorrista, ma ha subito per anni la prepotenza dei clan, come dimostra la presenza di ben 124 beni confiscati. Questo protocollo che ci mette al riparo da infiltrazione per noi rappresenta il riscatto».

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Il Mattino