Condannato per camorra ed estorsioni, dovrà scontare quattro anni di carcere. Gli agenti della squadra mobile di Caserta hanno arrestato Michele Ferraro, un nome già...
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Condannato per camorra ed estorsioni, dovrà scontare quattro anni di carcere. Gli agenti della squadra mobile di Caserta hanno arrestato Michele Ferraro, un nome già noto negli ambienti criminali del Casertano, in particolare tra Maddaloni e San Nicola la Strada. È il nipote del ras Andrea Ferraro da tutti conosciuto come «Sartana», assassinato nella faida di camorra degli anni scorsi che insanguinò la zona calatina e quella limitrofa.
A Ferraro, nella tarda serata di mercoledì, è stato notificato un ordine per la carcerazione. L'uomo ora deve espiare una pena di quattro anni di reclusione per associazione di stampo mafioso ed estorsione. Il 39enne, padre di due figlie, è stato intercettato nella sua abitazione di San Clemente, frazione al confine con Caserta e poi accompagnato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo l'interrogatorio di rito. I reati contestati a Ferraro sono stati compiuti tra il 2004 e il 2006, anche se gli inquirenti hanno acceso i riflettori su episodi accaduti prima.
L'uomo obbligò al pagamento di una tangente (alla costola maddalonese del clan Belforte) due imprenditori che si aggiudicarono l'appalto per la manutenzione delle strade a Maddaloni.
In quel caso, la condanna si riferiva a un episodio di estorsione perpetrato, nel luglio del 2006, da Ferraro a danno della ditta di autotrasporti commerciali Ve.Ca. srl con sede a Maddaloni. Secondo le indagini della Squadra mobile di Caserta, anche attraverso il supporto di intercettazioni telefoniche ed ambientali, l'uomo imponeva all'amministratore della ditta in questione, mediante minaccia derivante dalla notoria appartenenza al citato clan camorristico, il pagamento di una somma annua di seimila euro, ricevendo, quale prima rata, l'importo di duemila euro. Il 39enne ora dovrà scontare parte della pena. Il suo difensore, Nello Sgambato, ha già avanzato l'ipotesi di chiedere gli arresti domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino