Come uno sciame di api quello che ogni mattina intorno alle ore 8 prende il volo da viale Ellittico dalla sede di Poste Italiane di Caserta-ferrovia, tute gialle e motorini in...
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«E con mia moglie, appena sposati, abitiamo a Casagiove racconta . L'uscita di casa alle 7.30, mezz'ora dopo alla centrale, i pacchetti di corrispondenza già divisi per zone e si parte. In questi giorni di prudenze, la direzione di Poste ha diversificato gli orari per evitare assembramento tra colleghi, un gruppo parte alle 9 e un'ora dopo il secondo. Il mio turno prevede alternanza tra il Parco Aranci e la frazione San Clemente che sono due entità urbanistiche con lo stesso carico di residenti».
E, infatti, c'è il rione-paese e il paese. «Hanno caratteristiche differenti dice Luigi Mazzone . Nel primo ho a che fare più con cassette condominiali e citofoni per segnalare ricevute da firmare che con le persone, viceversa nella borgata dove il rapporto diretto con le persone prevale». Dal postino una descrizione che è un acquerello, un quadro di bellissima umanità e di un rapporto che di lavoro si è fatto di amicizia personale. «Proprio così dice nella borgata si aspetta ancora il postino portatore di novità, lo si legge negli occhi delle persone anziane soprattutto, molti quando il tempo è buono aspettano sulle panchine del piccolo-slargo piazza, tutte persone amabilissime che riconosco. Alcuni ricevono di tanto intanto qualche cartolina, una rarità, macchie di colore che risaltano fra la corrispondenza, intuibili saluti di nipoti che sanno la non dimestichezza dei nonni con i cellulari e relativi messaggini. Poi ci sono le espressioni che riflettono il tipo di corrispondenza che consegno: simpatici mugugni quando soppesano le bollette di luce, gas e servizi. Ciglia aggrottate davanti alle buste di colore verde che già sanno di lugubri notifiche di multe o di tasse. Ascolto per un po' i loro sfoghi, le pensioni al minimo, i prezzi aumentano. Un teatrino, insomma, di grande umanità».
Una cosa che l'ha colpita in maniera particolare? Luigi: «Da un po' con le mascherine, sembriamo tutti inespressivi ma non per un anziano che giorni fa mi scruta e mi fa: stai sorridendo, lo si vede dagli occhi. Mi è venuto un nodo in gola, ho pensato a notizie di scelte drammatiche che si sono dovute fare in qualche ospedale sul chi dotare di ossigeno, se un giovane o un vecchio. Prego il Signore che non succeda mai di doverci privare di nonnetti che sono tesori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino