C'è anche un dirigente del servizio sanitario penitenziario del carcere «Uccella» di Santa Maria Capua Vetere, tra i dieci casertani positivi al coronavirus...
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È chiaro che il fatto che il medico contagiato non abbia avuto contatti diretti con i detenuti, non basta a placare gli animi già agitati dell'«Uccella» dove sono un migliaio per persone recluse a fronte degli 800 posti disponibili. Dieci giorni fa, sulla scia di quanto accaduto a Foggia, Modena, Poggioreale e in altre carceri italiane, anche all'Uccella c'è stata un rivolta contro lo stop ai colloqui tuttora in vigore e disposto nell'ambito delle misure di contenimento del contagio. Un blocco non gradito né dai carcerati né dai detenuti che hanno protestato in alcuni casi con epiloghi drammatici: evasione di massa da Foggia, otto morti a Modena. Meno irruenta l'iniziativa dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere che, lo scorso 10 marzo, hanno approfittato dell'ora d'aria per scavalcare una balaustra e protestare dai passeggi esterni del terrazzo mentre una trentina di familiari raggiungeva l'area esterna del penitenziario. La rivolta investì anche l'Alta sicurezza, con cinquanta «reclusi» eccellenti che presero possesso del reparto e distrussero suppellettili e letti. La notizia del medico contagiato ha ovviamente gettato nel panico i familiari dei detenuti che, da ieri pomeriggio, stanno telefonando agli avvocati per ottenere notizie su quanto sta accadendo all'interno delle mura carcerarie. La situazione dei penitenziari è apparsa come una polveriera già dopo il boom di contagi in Italia e i conseguenti decreti per il contenimento del virus che hanno interrotto le visite. È evidente che un contagio tra il personale non può che alimentare altre pericolose tensioni.
In questi giorni per effetto delle misure di contenimento, i detenuti in ingresso vengono sottoposti prima al triage nella tenda allestita all'ingresso del perimetro carcerario e poi tenuti in isolamento in un reparto predisposto ad hoc in attesa del risultato dei test cui tutti i nuovi arrivati debbono sottoporsi. Una strategia che mira a evitare contagi in prigione dove il sovraffollamento è un humus pericolosissimo. Al momento, comunque, all'«Uccella» si è in attesa dei risultati degli altri tamponi eseguiti sul personale che ha avuto contatti con i detenuti e solo dopo si potrà capire se all'«Uccella» esiste un'emergenza sanitaria. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino