Un fiume di droga sulla rotta turca-albanese ha inondato per parecchi mesi i comuni del Casertano e dell'hinterland partenopeo attraverso una associazione mista italo-albanese...
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L'indagine è partita dopo che nel maggio del 2016 i finanzieri della Compagnia di Marcianise (Caserta) guidati dal capitano Davide Giangiorgi hanno smantellato un'organizzazione dedita allo spaccio di droghe pesanti nei comuni di Marcianise, Capodrise, Macerata Campania e Portico di Caserta, tutti centri vicini al capoluogo; allora furono arrestati quattro spacciatori e sequestrate 250 dosi di «cobret», particolare tipo di eroina. I militari hanno quindi cercato di scoprire quali fossero i canali di approvvigionamento della droga, arrivando così in alcuni comuni del Napoletano, come Acerra, Grumo Nevano, Melito e Casandrino, dove c'erano piazze di spaccio i cui responsabili si rifornivano dagli stessi grossisti dei pusher casertani; grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, è così emersa l'esistenza di un cartello formato da quattro grossisti italiani, tutti napoletani, che si erano accordati per mettere insieme i capitali necessari a importare dall'estero grandi quantitativi di droga da rivendere poi in Italia. Gli inquirenti hanno accertato che c'era un mediatore albanese che metteva in contatto i grossisti italiani con quelli del Paese dell'Aquile, che vendevano soprattutto eroina e marijuana.
«La collaborazione della magistratura albanese, attraverso numerose rogatorie, è stata fondamentale per accertare l'operatività del gruppo in Albania» ha spiegato il Comandante Provinciale delle Fiamme Gialle Andrea Mercatili durante la conferenza stampa convocata questa mattina presso la sede del Comando a Caserta. «Si tratta di un'indagine partita dal basso grazie alla quale siamo arrivati a scoprire la testa di questa organizzazione» ha concluso Mercatili. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino