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Esclusi due candidati dalla lista di Fratelli d'Italia con l'applicazione del divieto di candidatura. Sotto la scure e i controlli minuziosi della sottocommissione elettorale circondariale (Sec) di Maddaloni sono caduti due aspiranti consiglieri comunali. Nelle maglie strette della legge Severino sono finiti Pasquale D'Orologio e Saveria D'Albenzio. È presumibile una valutazione supplementare del giudizio e anche un ricorso.
«Siamo sorpresi - commenta il candidato a sindaco Antonio Crimaldi - perché non sapevamo dell'esistenza di condizioni pregiudiziali alla candidatura. Non sappiamo ancora quali siano gli addebiti. Sappiamo di certo che se lo avessimo saputo in tempo non saremmo incorsi in questo increscioso infortunio».
La campagna elettorale comincia con i veleni e le polemiche. Sempre Fratelli d'Italia tira aria di espulsioni per gli iscritti che non hanno risposto alla «scelta responsabile» e all'«adesione alla lista di partito guidata da Antonio Crimaldi». Il partito di Giorgia Meloni si è, di fatto, sdoppiato: gli ex consiglieri comunali (Gaetana Crisci e Aniello Amoroso) sono candidati nella lista «Movimento Popolare» che sostiene De Filippo.
Non c'è pace nemmeno nel Pd. Per i Dem è stata già formulata la richiesta, con una nota ufficiale, di «azzeramento di una classe non dirigente che ha affossato la città». A denunciare il sabotaggio della costruzione del «campo largo» è Claudio Petrone che con la sua civica «Maddaloni È» ha rinunciato alla competizione elettorale e denuncia gli «accorducoli» che hanno portato gran parte dei militanti a sostenere le civiche. «Volevamo replicare a Maddaloni precisa - quello che si sta costruendo a livello nazionale dando voce al mondo associativo, a quella parte cattolica, laica e riformista che oggi non trova più nella nostra comunità uno spazio di rappresentanza. Invece, nonostante le adesioni e incoraggiamenti formali, ci siamo resi conto che da parte del Pd ha stretto accordi di comodo, senza badare al bene comune e collettivo. Nonostante la meschinità politica e le azioni ispirate da una lucida follia, non c'è stato neppure il buon gusto di farsi da parte, di rassegnare le dimissioni». In sintesi, il Pd non c'è alle elezioni comunali perché la lista è stata volontariamente sabotata.
Il Mattino