Un pomeriggio di inaudita follia. Di dilagante, incontenibile violenza. A Casal di Principe, il fischio d’inizio della gara tra i padroni di casa dell’Albanova e...
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La gara dello Scalzone non era in alcun modo segnalata né considerata a rischio. Tanto che non erano state imposte restrizioni di alcun tipo. Tra le due tifoserie non c’era infatti alcun precedente e nella gara d’andata era filato tutto liscio: questo spiega perché lo spiegamento di forze dell’ordine presso l’impianto casertano fosse tutt’altro che imponente. Quando sono divampati gli scontri, è stato dunque necessario chiedere ed attendere i rinforzi per disperdere i facinorosi. Diverse le camionette in assetto antisommossa poi intervenute. Gli scontri sono durati poco più di dieci minuti. Praticamente si sono protratti sino al fischio d’inizio.
Quando è cominciata la gara – regolarmente alle ore 15 – il settore ospiti era gremito dai duecento sostenitori giunti da Afragola. Circa trecento tifosi presenti nel settore di casa.
E dire che proprio oggi, allo Scalzone, era in programma una particolare iniziativa della società di casa riservata agli under 14, che hanno ricevuto in omaggio un album per la raccolta di figurine.
Sul campo è poi finita con una larga vittoria dell’Afragolese, che si è imposta con un netto 4-1. A margine del match, però, è come se quei novanta minuti non fossero esistiti. Quei violenti scontri si sono presi violentemente la scena, tanto da indurre i due presidenti – addirittura intervenuti in prima persona, nel disperato tentativo di sedare gli animi – a rassegnare le proprie dimissioni.
«Oggi abbiamo toccato il fondo. La partita non l’ho nemmeno vista – così il presidente dell’Albanova, Giuseppe Zippo – non mi interessava. Mi sono sentito tradito dai miei tifosi, quindi la mia avventura all’Albanova finisce qui. Non posso andare avanti. Anzi, chiedo espressamente di non accostare più il mio nome a quello dell’Albanova. Manterrò tutti gli impegni assunti sino a fine stagione, ma non voglio più saperne nulla. Io ed i miei soci viviamo il calcio come divertimento e scene di guerriglia urbana come quelle di oggi non hanno nulla a che vedere col nostro modo di intendere il calcio. Non posso accettare che il direttore Pannone, un uomo di 80 anni, un uomo di calcio, debba finire in ospedale col femore rotto. L’ho raccolto io da terra. Non lo accetto. Per quanto mi riguarda, oggi avrei volentieri ritirato la squadra dal campionato. Non l’ho fatto per gli impegni assunti verso lega e tesserati. Ma il mio nome e la mia persona non possono essere accostati ad episodi del genere. Oggi poteva scapparci il morto».
Dimissionario anche il presidente dell’Afragolese Raffaele Niutta. Immediatamente innescate le indagini: toccherà adesso alle forze dell'ordine identificare i responsabili. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino