Il terzo ritorno dei carabinieri. Ieri mattina, al distretto sanitario 13, è scattata l’inattesa perquisizione di uffici, archivi e computer. I militari della...
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I militari di Maddaloni e di Valle di Maddaloni erano già arrivati in via Caudina e in via Vallone solo per le indagini. Poi, sono tornati per recapitare sul posto di lavoro la notifica delle indagini e i provvedimenti di sospensione dal lavoro. Ieri, invece, sono stati acquisiti documenti o atti relativi alle nove persone arrestate. Poi, i carabinieri si sono fatti consegnare copie di atti del personale sospeso dal servizio. Infine, sono state prelevate carte a carico degli indagati. A eccezione dell’ufficio del direttore del distretto Attilio Roncioni, rappresentate dell’Asl che è parte lesa, tutti gli archivi di interesse sono stati perquisiti. Si stanno valutando atti che vanno ben oltre gli effetti del decreto Brunetta che disciplina l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione.
Come è accaduto per il Comune di Maddaloni, a marzo e aprile, la presenza reiterata del personale dell’Arma, negli uffici e nei corridoi non desta più tanta impressione. Al distretto sanitario di Maddaloni la strana storia continua: i dipendenti possono parlare degli avvenimenti giudiziari ma non rilasciare interviste. Ci tengono a far sapere che il ritorno dei carabinieri è stato vissuto come «ulteriore azione di garanzia anche per gli indagati». Ha il suono di una difesa corporativa ma i colleghi degli indagati pensano e credono che molti «nulla hanno in comune con le contestazioni a loro addebitate». Ma le opinioni personali contano nulla al cospetto di un’attività investigativa. Quelle che tutti possono ascoltare sono le reazioni degli utenti: le macchinette marcatempo sono allocate nelle zone dell’affollato front office per le prenotazioni ambulatoriali. Ogni azione ordinaria fatta con il badge dai dipendenti è guardatae con sospetto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino