"Furbetti", il gip conferma la decisione: «Divieto di dimora per undici indagati»

Gli impiegati sotto accusa per la timbratura del cartellino

"Furbetti", il gip conferma la decisione: «Divieto di dimora per undici indagati»
Conferma da parte del gip della procura del tribunale di Napoli Nord Caterina Anna Arpino dei provvedimenti di divieto di dimora ad Aversa per i dodici dipendenti comunali finiti...

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Conferma da parte del gip della procura del tribunale di Napoli Nord Caterina Anna Arpino dei provvedimenti di divieto di dimora ad Aversa per i dodici dipendenti comunali finiti nell'inchiesta della guardia di finanza di Aversa che vede coinvolte 22 persone - a vario titolo - per truffa a seguito di assenteismo.

Difesi, tra gli altri, dagli avvocati Alfonso Quarto, Felice Belluomo, Giovanni Cantelli e Rosario Capasso, gli indagati sono Cristina Accardo, Maria Grazia Chianese, Michele Cipullo, Daniele Della Vecchia, Michele Faraone, il dirigente Giovanni Gangi, Carmela Giametta, Angelo Iorio, Tommaso Mastronardi, Giuseppe Nugnes, Vincenzo Pagano e Filippo Rotunno. L'attenzione si sposta al tribunale del riesame che sin da lunedì prossimo emetterà le prime decisioni. Mercoledì, invece, era stato scarcerato dal gip l'unico dei 13 dipendenti (per lui si parla di ex visto che è in pensione dal giugno scorso) del comune di Aversa che era agli arresti domiciliari.

Si tratta di Paolo Ruscigno, funzionario dell'Area Tecnica del Comune di Aversa che era stato messo agli arresti domiciliari la scorsa settimana con contestuale sequestro di poco più di novemila euro, la somma che avrebbe fruttato il presunto indebito arricchimento per la presunta truffa ai danni dell'ente locale.

I 12 dipendenti sottoposti al divieto di dimora nella città normanna (circostanza che li ha portati ad essere sospesi dal servizio con un assegno alimentare del 50% circa del salario, avevano spiegato al gip che la mancata presenza presso l'orologio marcatempo non equivaleva ad assenza dal lavoro, anzi, spesso era il contrario, veniva fatta per non far perdere tempo ai colleghi.

La pratica delle timbrature fatte anche per conto di altri colleghi, infatti, era in uso nei giorni di martedì e giovedì quando è previsto il rientro pomeridiano. In quel frangente, uno degli impiegati, per non far scendere giù i colleghi, prenderebbe i badge per effettuare la timbratura in uscita e in entrata, ma i dipendenti interessati rimarrebbero in ufficio, per cui si dichiarano fiduciosi che tutto venga chiarito al più presto. In particolare, questa cosa sarebbe avvenuta più volte a favore di una collega affetta da una grave malattia da parte di Gangi e Mastronardi che le avrebbero effettuato la timbratura per evitare che la stessa (coinvolta nelle indagini e nei provvedimenti di divieto di soggiorno) fosse costretta a muoversi nonostante le sue condizioni di salute.
 

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Il Mattino