Caserta. «Ho dato al clan di Michele Zagaria più o meno 350 milioni delle vecchie lire come tangente per i lavori di metanizzazione che ho fatto su San Cipriano e...
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L’imprenditore di San Cipriano ha negato i rapporti di amicizia con Zagaria e di essere stato lui stesso vittima di un sistema in cui «per poter lavorare dovevi pagare la tangente a loro, questo lo sapevano tutti». E la tangente Piccolo racconta di averla pagata al clan Zagaria prima attraverso il padre; soldi che sarebbero arrivati a destinazione avvolti in fogli di giornale. Quando il padre si ammala, l’imprenditore dice di averli dati personalmente a Massimiliano Caterino: tre quote in 7 mesi suddivise in 50 milioni di lire, 30 e poi 20. Avrebbe dovuto dare alla camorra sui 570 milioni, ma ne avrebbe dati più o meno 350. L’accordo sarebbe stato quello di dare al clan 10 mila lire per ogni metro lineare di lavori sui 75 a metro che la Concordia pagava all’imprenditore. E a Lorenzo Diana, che per primo aveva contattato la Cpl per portare la metanizzazione in quei comuni, Piccolo racconta di aver sponsorizzato una campagna elettorale e finanziato una festa a Casapesenna per essere affiancato a Pirozzi, imprenditore che sarebbe stato voluto dallo stesso Diana, su un altro comune. Cosa che poi avvenne. Ha detto di non avere una spiegazione, invece, sull’altro fronte investigativo che portò i carabinieri del Noe sui luoghi per accertare la regolarità di quegli impianti di metanizzazione. In primis, la profondità delle tubature che, secondo la norma, dovrebbero essere di 60 centimetri al di sotto dell’asfalto, mentre in alcuni punti le tubature furono trovate a soli 20 e 30 centimetri.
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Il Mattino