I ladri di miele colpiscono ancora: rubato alveare a Pietramelara

I ladri di miele colpiscono ancora: rubato alveare a Pietramelara
Anche quest’anno un furto a un alveare a Pietramelara. «Rapinato» un intero apiario, che è composto da più alveari. Una minaccia per il settore e...

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Anche quest’anno un furto a un alveare a Pietramelara. «Rapinato» un intero apiario, che è composto da più alveari. Una minaccia per il settore e per l’equilibrio ambientale. Non da sottovalutare, inoltre, il valore di mercato, tra 300 e 350 euro, e il danno del mancato raccolto. Ciascun alveare, infatti, produce in media 40 chili di miele, che viene venduto a circa 9/10 euro al chilo. Senza contare la pappa reale, il propoli, la sostanza resinosa prodotta dalle gemme di varie piante che serve alle api per ricoprire e proteggere i favi ed è usata in cosmetica e in medicina, oltre alla cera usata specialmente per la fabbricazione di candele.


La depredazione di alveari che vanno a ruba nel vero senso del termine, non nuova in Terra di Lavoro, quasi certamente ha una strategia ben precisa: mettere le mani su un commercio clandestino sempre più fiorente a danno esclusivo degli apicoltori onesti.

Da parte di Riccardo Terriaca, direttore interprovinciale degli apicoltori casertani e napoletani, «ormai da diversi anni si ripete il copione - ha riferito il direttore interprovinciale -. Siamo in un particolare momento di difficoltà e i furti, al pari delle malattie, limitano le potenzialità del comparto. Auspico che aumentino i controlli e che vi sia piena solidarietà tra apicoltori, affinché i ladri siano assicurati alla giustizia. Occorre, inoltre, che le forze dell’ordine intensifichino le ispezioni dei mezzi che trasportano alveari e le autorità sanitarie verifichino ancor più l’origine delle api che si trovano nei territori di competenza. Anche perché dodicimila alveari, dislocati per lo più nell’Alto Casertano, rappresentano, soprattutto per quanto riguarda il discorso occupazionale, - ha concluso Terriaca - una risorsa da non sottovalutare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino