Il boss Schiavone contro il pm che ha fatto pentire il figlio

Il boss Schiavone contro il pm che ha fatto pentire il figlio
Non solo i «pentiti mentono», «aggiustano» le loro dichiarazioni, ma c’è addirittura qualcuno che «li ispira», che...

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Non solo i «pentiti mentono», «aggiustano» le loro dichiarazioni, ma c’è addirittura qualcuno che «li ispira», che «suggerisce» loro cosa dire e come dirlo, quando ormai i centottanta canonici giorni dalla scelta di passare dalla parte dello Stato sono ampiamente trascorsi. E giù nuovi verbali, rivelazioni inedite, accuse e ricostruzioni di fatti vecchi e intrecci passati, di cui nei verbali dei centottanta giorni non c’è traccia. La legge consente ai pm di interrogare i pentiti anche dopo i 180 giorni, ma qualcuno, evidentemente, non è daccordo. Non ne può più, per esempio, il boss Francesco Schiavone. «Sandokan», ieri, ha espresso il suo punto di vista sui pentiti e si è anche rivolto direttamente al pm della Dda che rappresenta l’accusa nel processo per l’omicidio di Vincenzo Martino, avvenuto negli anni 90, e in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli. 


Poco dopo la testimonianza del collaboratore di giustizia Antonio Iovine «’o ninno», Schiavone ha chiesto di rendere spontanee dichiarazioni, cosa che avviene spesso. E, dal carcere di massima sicurezza in cui si trova recluso, ha inteso dire «la sua» al pubblico ministero. 


«Mi sembra che in aula ci sia il pm Ranieri ,- ha detto il boss – Lei pure, dottore, dovrebbe chiedersi perché i pentiti non dicono subito le cose.. poi ci sono i suggeritori... gliele fanno dire». Più o meno questo il senso delle dichiarazioni di Sandokan che ha anche accusato Iovine, il suo ex socio, «di tacere informazioni importanti circa i suoi affari con il fratello, dei milioni che hanno guadagnato grazie al patto stretto con politici e imprenditori». Evenienze delle quali Schiavone si dice al corrente, ma che non intende ovviamente svelare ai magistrati, dal momento che ha deciso di non avviare alcuna scelta collaborativa, a differenza dell’altro ex boss. Ma il pensiero del capoclan detenuto al 41bis ha, probabilmente, una radice precisa. Il pm titolare della pubblica accusa è infatti Vincenzo Ranieri: i tratta di uno dei magistrati del pool del procuratore aggiunto Luigi Frunzio che stanno interrogando un pentito che, per il padrino dei Casalesi, non è certo un estraneo. Si tratta di suo figlio, Nicola Schiavone, che nei mesi scorsi ha deciso di dire basta con la vecchia vita ed è passato dalla parte dello Stato. Una scelta che il boss non ha condiviso e che potrebbe avere ripercussioni anche sul processo per l’omicidio Martino perché tra i verbali che ha fatto redigere in questi mesi Schiavone jr ci sono anche notizie inerenti vecchi fatti di sangue. La trascrizione delle dichiarazioni di Schiavone sarò probabilmente inviata in Procura per approfondimenti.

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Il Mattino