Il capitano Ultimo nell'ex fortino di Zagaria: «Lotto contro chi abusa del potere»

Il capitano Ultimo con il sindaco De Rosa
«Sono solo un umile servitore dello Stato e nella vita sto ancora lottando contro chi abusa di un potere conferitogli, che sia Stato o Antistato»....

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«Sono solo un umile servitore dello Stato e nella vita sto ancora lottando contro chi abusa di un potere conferitogli, che sia Stato o Antistato». Così il Capitano Ultimo,  colonnello dei carabinieri che nel 1993 ha messo le manette ai polsi del boss di Cosa Nostra, Totò Riina. Sabato scorso, Ultimo, all'anagrafe Sergio De Caprio, è stato a Casapesenna, nell'ex città-fortino del boss Michele Zagaria (latitante per 16 lunghi anni), oggi «libera» dall'oppressione della camorra. De Caprio è stato invitato alla Notte della Legalità che si è svolta in piazza Petrillo a Casapesenna alla presenza del sindaco, Marcello De Rosa. Al tavolo, moderato dallo scrittore Salvatore Minieri, anche il parroco don Vittorio Cumeralto che ebbe il coraggio di far aprire un'indagine su un giro di tangenti dopo aver raccolto la disperazione di alcuni imprenditori; con lui, il presidente della Pro Loco, Mario Natale, e il sindaco. Proprio quest'ultimo ha fatto gli onori di casa, aprendo il dibattito. «Non c’è spazio per coloro che chiedono il pizzo», ha dichiarato De Rosa al suo secondo mandato di primo cittadino. Tempo fa denunciò i suoi estorsori e ora si trova per la seconda volta ad amministrare il paese.  «Saremmo sentinelle del nostro paese», ha ribadito. Al termine della serata, la presidente del movimento cristiano lavoratori di Torricella, Grazia Pignatelli, ha consegnato al sindaco di Casapesenna una targa di riconoscimento «Il servo saggio e fedele». Capitano Ultimo viene dal nulla, allevato da carabinieri di basso grado, appuntati, brigadieri. «Mi hanno insegnato – ha concluso – il sacrificio che non paga: fare un lavoro, farlo bene, donarsi agli altri e quando l’hai fatto al costo della tua vita rischi di essere persino deriso. Però lo fai lo stesso, perché è giusto farlo».

 

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Il Mattino