Fu lui ad arrivare per primo sul luogo della strage di Casapesenna il 18 dicembre 1989. E fu sempre lui a scorgere, a terra, i cadaveri del calabrese Michele Pardea e Antonio...
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Fu sempre lui che ebbe l’idea di creare due aule-bunker nel nuovo carcere di Santa Maria Capua Vetere. Sul finire degli anni ‘90 riuscì a convocare, con l’aiuto dell’ex presidente di sezione Maria Rosaria Cosentino, i vertici del Dap e del ministero della Giustizia per realizzare il progetto delle aule per i maxiprocessi. Come «Spartacus», l’atto d’accusa contro il clan dei Casalesi. Lui è Carlo Fucci, magistrato da trent’anni e mezzo in servizio nella Procura di Santa Maria Capua Vetere, che presto lascerà il suo ufficio in provincia di Caserta. Il Consiglio superiore della magistratura ha infatti deliberato all’unanimità la nomina di Fucci a capo della Procura della Repubblica di Isernia. Lì, continuerà la sua battaglia e il suo lavoro. A Santa Maria ricordano le sue prese di posizione per superare la carenza di organico quando era segretario nazionale dell’Anm. Per sette giorni tenne alta l’attenzione sul tema in un tribunale nevralgico, come mai nessuno prima. Si è occupato della «tangentopoli casertana» finendo per scontrarsi con il pool di Mani Pulite a Milano che voleva per sé l’inchiesta. Riuscì a recuperare parte del denaro frutto della tangente alla Fiat, in Svizzera ma anche alle Bahamas, dove però il governo locale non volle collaborare con la magistratura italiana. In udienza, fece condannare un sottosegretario e i vari politici alla sua «corte». I colleghi, quando parlano di lui, descrivono le doti di umanità e correttezza nei confronti degli altri. Ora, a Fucci, tocca la sfida di Isernia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino