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Nube densa di fumo nero. A bruciare, nelle prime ore di ieri, in via Atellana, il deposito di mezzi meccanici e materiale edile della famiglia Guarino, imprenditori edili molto noti nell'Agro Aversano. A fuoco un deposito, un capannone, al cui interno erano parcheggiati diversi mezzi utilizzati per le lavorazioni edilizie, i cui costi sono ingenti, per cui si tratta di un danno tutt'altro che trascurabile per gli imprenditori cesani in un momento di crisi del settore. Un episodio che, in attesa di quanto stabiliranno i periti dei vigili del fuoco intervenuti sul posto per spegnere le fiamme, fa ipotizzare, tra l'altro, anche un avvertimento da parte del racket delle estorsioni. La dinamica farebbe pensare, infatti, che si potrebbe essere di fronte a un avvertimento giunto dopo una richiesta di pizzo. La famiglia avrebbe dichiarato di non aver ricevuto alcuna richiesta. Sull'altro fronte si indaga anche sull'ipotesi dell'incidente. Dai primi sopralluoghi è infatti emerso che all'interno del capannone c'era un contatore elettrico collegato a fili a vista.
I carabinieri della compagnia di Aversa, coordinati dal maggiore Ivano Bigica, indagano a trecentosessanta gradi.
Sono in corso accertamenti che interessano l'intera area, anche quella non direttamente colpita dall'evento. Sarà cura dell'amministrazione avvisare i cittadini sugli esiti delle analisi comunicate. Si attendono i risultati per l'adozione, eventuale, di provvedimenti. Nel frattempo, i titolari stanno provvedendo allo smaltimento dei rifiuti prodotti dalla combustione». Il sindaco ha anche espresso, insieme all'amministrazione, solidarietà alla famiglia Guarino. Era da tempo, dopo un periodo burrascoso, con tanto di agguati, che a Cesa non si registravano più episodi che potessero essere collegati alla malavita organizzata che in paese era attiva attraverso due clan da sempre in lotta tra loro per l'egemonia non solo del territorio cesano ma anche della confinante Gricignano di Aversa.
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