Un gruppo imprenditoriale vicino al clan dei casalesi si sarebbe aggiudicato appalti da Rfi, Rete ferroviaria italiana. Ipotesi di turbativa d’asta che ha fatto scattare...
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Al momento tra gli indagati, alcuni imprenditori legati alla fazione Schiavone del gruppo criminale della camorra casertana. I reati ipotizzati dai pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede sotto il coordinamento dell’aggiunto Luigi Frunzio sono, a vario titolo, associazione camorristica, corruzione e turbativa d’alta aggravata dalle finalità camorristica.
Sono tre i dirigenti della Rfi (le ferrovie italiane) sotto inchiesta: sono accusati di corruzione e turbativa d’asta e sono stati raggiunti in queste ore da decreti di perquisizione. Si chiamano Massimo Iorani (dirigente del settore appalti e logistica) Paolo Grassi e Giuseppe Russo e sono coinvolti in una serie di verifiche su appalti in Campania.
L’inchiesta ruota attorno alla figura di Nicola Schiavone, mananger del 1954, imprenditore con studi di rappresentanza nella Napoli che conta, lontano parente di Francesco Sandokan Schiavone e omonimo del primogenito del boss che da qualche tempo collabora con la giustizia.
L’imprenditore Nicola Schiavone battezzó Nicola jr Schiavone, primogenito del capo della cupola casalese, in un rapporto di cointeressenza sul quale ora vertono le indagini.
Una vicenda che va raccontata da una premessa: le perquisizioni sono uno strumento di ricerca della prova e non corrispondono a una condanna, in una vicenda in cui tutti i soggetti coinvolti avranno modo di dimostrare la correttezza della propria condotta.
Perquisizioni in corso anche nella sede di Rfi di Gianturco. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino