Jabil, presidio degli operai a Caserta: ​«Il governo Draghi riapra il tavolo»

Jabil, presidio degli operai a Caserta: «Il governo Draghi riapra il tavolo»
Un gruppo di lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise, insieme ai rappresentanti sindacali, ha effettuato un presidio davanti alla prefettura di Caserta per alzare...

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Un gruppo di lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise, insieme ai rappresentanti sindacali, ha effettuato un presidio davanti alla prefettura di Caserta per alzare l'attenzione su una vertenza iniziata nel giugno 2019, proseguita con oltre 220 addetti fuorusciti e altri 120 ancora da collocare, ma non ancora divenuta centrale nello scenario politico e governativo, né nazionale né locale, neanche ora che ci sarebbero le risorse del Recovery Fund per l'innovazione tecnologica. O meglio, la vertenza è stata al centro della cronaca per qualche giorno nel solo mese di giugno dello scorso anno, quando la Jabil forzò la mano provando a licenziare quei lavoratori che non avevano accettato il passaggio in altre aziende, ma trovò la decisa reazione del governo Conte che bloccò il tentativo facendosi «scudo» anche e soprattutto con la norma, ancora oggi in vigore, che blocca i licenziamenti causa pandemia. Ma nonostante quello stop ai licenziamenti sia stato prorogato, i lavoratori sono scesi in piazza per chiedere un incontro immediato con il governo e l'interessamento della Regione Campania, perché vedono molte ombre nel loro futuro. Il vero nodo è quello dello scarsità di lavoro che c'è alla Jabil - i lavoratori sono in cassa integrazione da anni - che pure ha stabilimenti e commesse in tutto il Mondo, e in quelle aziende, come la Softlab e Orefice, che hanno assunto gli ex Jabil; tutte aziende che puntano sulla tecnologia ma che non si sa ancora con certezza cosa produrranno e come dunque utilizzeranno la nuova manodopera.

«Nessuna di questa aziende ha ancora presentato un piano industriale - dice il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco - non sappiamo dunque che fine faranno i Jabil e gli ex Jabil, eppure ci sarebbero i fondi del Recovery per la Green Economy, che potrebbero essere dirottati verso queste società». Matteo Coppola, segretario generale della Cgil di Caserta, richiama «il Governo ad avere maggiore attenzione sul Mezzogiorno e su realtà come la Jabil, che è una delle più grandi aziende del Sud. Eppure il ministro Giorgetti ha al momento bloccato tutte le vertenze; non c'è in calendario alcuna convocazione. È vero che c'è la pandemia, ma è necessario affrontare tali temi di politica industriale, anche in vista delle opportunità del Recovery». Per Antonello Accurso, segretario regionale della Uilm, «il blocco dei licenziamenti è utile a prendere tempo, ma se non è accompagnato dalla ricerca di soluzioni industriali, diventa solo un modo per tamponare la situazione. Al ministero chiediamo di aprire un tavolo, alla Regione di supportare Jabil e altre aziende in relazione al Recovery Plan». Vincenzo Russo, segretario regionale della Failms, chiede che «la Jabil renda subito noto cosa intende fare dal punto di vista produttivo. Ha tanto lavoro, ma sempre fuori dall'Italia, e così anche gli addetti rimasti in Jabil sono in un limbo. Lo stesso discorso vale anche per quelli collocati presso Softlab e Orefice: con questi nuovi assunti, cosa produrranno queste aziende, qual è il loro piano»? Nicodemo Lanzetta, segretario della Fim-Cisl, sottolinea che «la reindustrializzazione è completamente ferma. Chiediamo i piani industriali per partire subito».

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Il Mattino