La chiesa è del Comune, ma paga la parrocchia: l'appello ai fedeli

Lavori a Sant'Antonio per 100mila euro, don Claudio chiede aiuto ai fedeli

La chiesa di Sant'Antonio
Hanno avuto inizio i lavori di rifacimento del tetto della navata centrale della chiesa di Sant'Antonio al corso Giannone, importanti e indifferibili opere per la sostituzione...

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Hanno avuto inizio i lavori di rifacimento del tetto della navata centrale della chiesa di Sant'Antonio al corso Giannone, importanti e indifferibili opere per la sostituzione di travi di legno marcite dal tempo e dall'usura e per il ristabilimento delle tegole. L'importo dei lavori è di circa 100mila euro, sarà a carico dei fondi della parrocchia che non potrà affrontare per intero la spesa e don Claudio Nutrito ha bussato con una lettera del 21 luglio scorso alla generosità dei parrocchiani e dei fedeli casertani del Santo di Padova.

La sollecitazione delle offerte trova ragione in una anomalia che nella città capoluogo si trascina dall'11 febbraio 1929, data della firma dei Patti Lateranensi con cui venivano restituiti alla Chiesa italiana i beni ecclesiastici confiscati da Napoleone col suo editto di fine 1700.

La chiesa di Sant'Antonio è di proprietà del Comune, non rientra nel patrimonio immobiliare degli edifici di culto della Curia Diocesana, è condotta per tutti gli oneri di manutenzione dalla parrocchia oggi amministrata da don Claudio Nutrito. Il sacerdote nella sua informativa scrive: «Il progetto dei lavori è stato affidato all'architetto Marco Santacroce dopo approvazione della Soprintendenza ai Beni culturali, col permesso del Consiglio diocesano Affari Economici della Curia di Caserta e informata l'Amministrazione comunale.» Segue un passo importante: «Si informa altresì che i lavori non saranno finanziati da alcun ente civile o ecclesiastico ma dalla generosità dei fedeli che come sempre non ha mai tradito le aspettative delle comunità nonostante la proprietà della chiesa sia ancora del Comune di Caserta che è a conoscenza della grave situazione in cui versa il tetto della chiesa».
Don Claudio manifesta con delicatezza il suo sconcerto di amministratore e curatore e unico responsabile delle spese di conduzione della chiesa, la seconda per imponenza a Caserta e cara alla città anche per l'opera di assistenza orfanotrofiale fondata da don Mario Vallarelli che vi era annessa.

«Questa anomalia - dice il sacerdote - l'ho scoperta alcuni anni fa, un nubifragio aveva colpito con violenza la facciata della chiesa che ne porta ancora i segni per il distacco di pezzi di cornicione e intonaco. Dopo i primi interventi di messa in sicurezza, con il consiglio parrocchiale inoltrammo la richiesta alla Cei, la commissione episcopale italiana, per il finanziamento dei lavori di rifacimento della facciata. Richiesta accolta ma all'adempimento successivo della documentazione dei titoli di proprietà, evidenziato trattarsi di proprietà del Comune e non della Diocesi né, ovviamente, della parrocchia, la Cei non potè erogare la somma per i lavori necessari alla facciata».

A Caserta, di beni ecclesiastici rimasti in proprietà comunale ce ne sarebbero altri, una piccola chiesetta in una delle borgate e qualche edificio minore.

Il caso della chiesa del Santo di Padova è certamente il più eclatante. Chiediamo a don Claudio: le risultano attività amministrative finalizzate alla corretta attribuzione catastale della chiesa alla Curia e alla parrocchia? «Una ricognizione fatta con alcuni tecnici dice il parroco ha portato a rilevare una lettera inoltrata al Comune nel 1933 dal vescovo del tempo, monsignor Natale Gabriele Moriondo, con cui si chiedeva la restituzione al patrimonio ecclesiastico dell'edificio di culto di corso Giannone. Non si è trovata risposta. Alcuni decenni dopo fu don Mario Vallarelli a inoltrare un quesito alla Intendenza di Finanza che fu lapidaria: la chiesa è del Comune capoluogo. Qualche altra iniziativa finalizzata alla ricognizione dei beni da retrocedere alla parrocchia, come la chiesa, la sacrestia e gli uffici parrocchiali non è mai approdata a nulla».

Cos'altro ha intenzione di fare, a parte l'appello indirizzato ai fedeli per un sostegno economico delle spese dei lavori già in corso? Il parroco: "Con i tecnici inoltreremo ancora una istanza al Comune per sanare questa situazione, si tratta di volture catastali mai avviate a partire dal 1930, con l'attuazione dei Patti Lateranensi e nemmeno con le ricognizioni del Concordato firmate nel 1984 tra la Chiesa e il presidente del Consiglio Bettino Craxi. Occorre la buona volontà e ce la aspettiamo". Per questa anche una candela. A Sant'Antonio cui è intitolata la chiesa di proprietà laica.
 

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Il Mattino