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The show must go on e quale migliore set se non il luogo simbolo di Terra di lavoro per un segnale, forte, di ripresa di uno dei settori più colpiti dalle chiusure dovute alla pandemia? E se aggiungiamo che a tagliare il nastro del set vanvitelliano dopo la serrata covid è uno dei più grandi attori italiani che per giunta torna a recitare per un regista «di casa», gli ingredienti per considerare il «ciak» a Palazzo reale benaugurante per l’intero settore ci sono veramente tutti. La Reggia torna scenografia cinematografica per Giuseppe Alessio Nuzzo, giovane regista nato a San Felice a Cancello che riporta davanti alla cinepresa il grande Leo Gullotta affiancato da Giovanna Rei e Beatrice Arnera. Le riprese si sono concluse due giorni fa. La trama della pellicola sceneggiata da Eitan Pitigliani e prodotta da Eduardo e Giuseppe Angeloni per Antracine, in associazione con Ferone Pietro Srl, narra le vicende di Mario (Gullotta), direttore d’orchestra in pensione che vive la vecchiaia in un resort inglese. Soffre di Alzheimer e viene spesso assalito da ricordi improvvisi che poi dimentica di colpo. Vive col terrore che la malattia possa cancellare tutto il suo passato di successi e di fama, ma soprattutto dell’amore di sua moglie Amelia.
Torna in scena, dunque, Gullotta, e lo fa per un giovane regista campano. «Una storia drammatica, onirica, una bellissima sceneggiatura, Nuzzo un regista di talento. Sono sempre vicino ai giovani, dove vedo talento cerco di sostenere. Chi ha avuto nella vita deve dare, - dice l’attore siciliano - e poi è un segnale di speranza per i giovaniv in questi tempi. Il cinema non è drammaticamente in sofferenza, nonostante si lavori con protocolli Covid non è facile muoversi sempre con mascherina salvo toglierla pochi instanti per girare la scena, ma è necessario andare avanti». La speranza è tornare presto a una vita normale. «Il cinema va visto in sala così come il teatro in platea. Bisogna fare i vaccini a tutti i costi, è la vera speranza, e intanto attenersi alle norme: mascherina, distanziamento e igiene: alcuni ancora non vogliono capire queste semplici regole, avere fiducia, adoperare la testa». Dopo aver ospitato produzioni di successo, dunque, la maestosa Reggia ha riaperto le porte al cinema per un’opera dall’apprezzato contenuto. Spiega Nuzzo: «Raccontiamo una malattia, l’Alzheimer, attraverso la poesia del tempo che passa, dei ricordi che si cancellano e quelli che riemergono, incoerenti e irrazionali. La malattia come metafora di un viaggio, nel tempo e nell’immaginazione del protagonista. Il film non affronta la malattia declinandola attraverso il caregiver, ma è il protagonista che racconta le sue paure con una lunga lettera scritta negli anni».
La Reggia è un luogo della memoria, storica e personale.
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Il Mattino