Legambiente: il biodigestore non è un impianto di compostaggio

Legambiente: il biodigestore non è un impianto di compostaggio
«Il biodigestore anaerobico per il trattamento dei rifiuti organici amplificherà i problemi ambientali e le variazioni climatiche». Lo mette nero su bianco...

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«Il biodigestore anaerobico per il trattamento dei rifiuti organici amplificherà i problemi ambientali e le variazioni climatiche». Lo mette nero su bianco l'ingegnere ambientale Francesco Girardi nelle osservazioni tecniche depositate in Regione su mandato dei sindaci dei Comuni di Casagiove, Capodrise, Recale e San Nicola la Strada, del circolo di Legambiente e del movimento Speranza per Caserta. Una relazione dettagliata, di oltre settanta pagine, nella quale il tecnico evidenzia l'impatto ambientale e le implicazioni di una simile installazione, prevista in località Ponteselice.



Il primo rilievo riguarda la denominazione del sito «che viene definito si legge nel testo un impianto di compostaggio con recupero di biometano. In realtà però questo non è un impianto di compostaggio perché le pratiche di compostaggio non comportano in alcun modo la possibilità di attivare reazioni chimiche e la formazione di biometano è il frutto di pratiche industriali di stampo anaerobico. Il compostaggio - che è aerobico (non anaerobico) è finalizzato al recupero di materia e non al recupero di energia. Una differenza di non poco conto perché ciò significa che soltanto una parte dei rifiuti introdotti saranno urbani e solo alcuni di essi potranno essere sottoposti al trattamento di compostaggio. Riscontrate anomalie anche nella quantità dei rifiuti prodotti che non saranno 40mila tonnellate annue come più volte annunciato, bensì 83mila. È evidente dunque prosegue la relazione che ci troviamo di fronte ad uno stabilimento industriale che sprigionerà una energia di una potenzia di diversi Megawatt, superiore alla soglia minima prevista per legge, che impone l'attivazione diretta del procedimento di Valutazione di impatto ambientale».

Da qui tre richieste: l'individuazione di un sito diverso da Ponteselice e più consono alle disposizioni di legge in virtù dei possibili incidenti che potrebbero essere innescati dal procedimento anaerobico previsto, la scelta di un'area lontana dai centri abitati e soprattutto lontana da beni sottoposti a vincolo monumentale, paesaggistico e ambientale come nel caso della Reggia vanvitelliana e il ridimensionamento della proposta progettuale affinché l'impianto possa soddisfare i fabbisogni comunali e dei territori limitrofi e non le esigenze di un bacino di utenza molto più ampio.

I quattro sindaci, unitamente all'associazione ambientalista e al movimento politico, propongono di adottare la formula delle compostiere di comunità considerate a ridotto o nulla impatto ambientale. Sia diretto che indiretto. Come quello legato all'indotto trasportistico di rifiuti urbani e industriali. «Le compostiere prosegue la relazione rispondono anche ai principi di prossimità del trattamento dei rifiuti rispetto ai luoghi di produzione». Infine, l'aspetto economico. «Con un importo di circa 37milioni di euro conclude il testo sarebbe possibile realizzare più impianti diffusi di tipo aerobico in grado di trattare complessivamente circa centomila tonnellate annue di rifiuti garantendo l'azzeramento di rischi legati al pericolo di esplosione di biogas, un impatto ambientale minimo sulla qualità dell'aria e anche delle acque sotterranee». 

Meno voluminoso, ma altrettanto di impatto anche il testo con le osservazioni depositate in Regione dal comitato cittadino di San Nicola la Strada e dal comitato Acquapulita di Caserta. «Siamo convinti si legge nel documento che questo tipo di impianto insalubre non possa essere realizzato nell'area industriale di Ponteselice perché produrrebbe conseguenze nocive su tutte le abitazioni e le attività che si trovano nelle vicinanze colpendo una popolazione di oltre 126mila abitanti». Contestata anche la portata e le dimensioni del sito: «Per una sostenibile gestione dei rifiuti organici urbani conclude la nota questi impianti dovrebbero trattare una quantità non superiore alle ventimila tonnellate annue». Ancora più critica la posizione dell'associazione «OsservAzione» che in merito al piano preliminare ambientale per la costruzione del biodigestore ha dichiarato: «La documentazione presentata dal Comune di Caserta è carente sul piano tecnico, non conforme alle norme vigente e caratterizzata da criticità relative al finanziamento dell'opera, non ancora completamente definito, e all'esproprio dell'area su cui pende un ricorso al Tar». 

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Il Mattino