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Se di domenica mattina la colonnina di mercurio sfiora i venti gradi, il cielo è blu e non c'è vento, non importa che il calendario indichi non solo che è gennaio, ma che si è anche nei "giorni della merla", quelli solitamente più freddi dell'anno, in ogni caso le spiagge sulla Domiziana si riempiono di persone, in alcuni tratti quasi come nei mesi estivi. Addirittura folla sulle spiagge a sud della costa casertana in località Lago Patria.
Favorito da condizioni meteo atipiche, continua e si fortifica il trend cominciato subito dopo la fine del primo lockdown dovuto alle restrizioni per contenere il coronavirus, quando nella primavera del 2020 la gente dei caotici centri urbani della cintura a nord di Napoli e dell'Agro aversano alla ricerca di spazi si riversò in massa sulla costa casertana. I più felici sono stati chiaramente i più piccoli, che hanno potuto correre e sfogare l'energia in eccesso in libertà sulla lunga striscia di spiaggia sabbiosa, e con loro anche tanti cani.
Ma c'è stato anche chi ha approfittato di quei lidi che offrono i servizi in spiaggia tutto l'anno e si sono distesi al sole sui lettini per una tintarella fuori stagione.
Rapportati agli ultimi quattro anni offrono un risultato straordinario, che restituisce ciò di cui i bagnanti in modo empirico già si stavano accorgendo negli ultimi anni, e vale a dire che il mare domiziano è tornato ad avere una buona salute. Delle quarantacinque stazioni solo una non ha passato l'esame, al limite nord col confine laziale e appena due un risultato scarso, sempre a Sessa Aurunca e a Baia Verde. Per il resto il sito dell'Arpac indica un più che confortante "eccellente", riferito alla valutazione di parametri battereologici di escheria ed enterococchi intestinali, ritenuti dall'Organizzazione mondiale della sanità indicatori di inquinamento di natura fecale. Per trent'anni i dati dell'Arpac hanno condannato la costa casertana. Negli anni Duemila la condizione era desolante, con il 70 per cento delle stazioni che risultavano altamente inquinate. Era il periodo dell'abbandono del litorale domiziano da gran parte del suo turismo balneare, che rappresenta una sua vocazione naturale. E con la scomparsa del turismo è avanzato inesorabilmente il degrado. Nel 2010, poi, c'era stato il crac, con lo sversamento dal depuratore di Cuma per tre giorni di fanghi non depurati per un'agitazione sindacale. L'acqua del mare divenne marrone e c'era oggettiva paura nei bagnanti di immergersi. Da quel momento istituzioni, magistratura, forze di polizia e imprenditori turistici hanno iniziato un percorso di maggiore attenzione al tema ambientale, e i risultati sono evidenti.
Di anno in anno la qualità del mare è migliorata fino al sigillo ufficiale comparso sul sito www.arpacampania.it l'altro giorno. Di scarichi abusivi e attività di ecocriminali che compromettono il mare casertano chiaramente ce ne sono ancora, ma il percorso virtuoso è cominciato. Un momento cupo per le spiagge domiziane, invece, c'è stato alla foce dei Regi Lagni, dove i carabinieri in un lido abbandonato hanno trovato il cadavere di un cittadino polacco indigente che viveva in quel luogo e lì è morto di stenti, per il freddo e le privazioni. Per lui non è stata disposta l'autopsia e il suo corpo è stato seppellito nel cimitero di Castel Volturno.
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