Macrico verde per Caserta il vescovo Lagnese rilancia la sfida

Macrico verde per Caserta il vescovo Lagnese rilancia la sfida
Stamattina il Macrico apre le porte al clero e ai diaconi della diocesi per visitare i luoghi accompagnando il vescovo Pietro Lagnese. Esattamente un anno fa, in questa giornata...

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Stamattina il Macrico apre le porte al clero e ai diaconi della diocesi per visitare i luoghi accompagnando il vescovo Pietro Lagnese. Esattamente un anno fa, in questa giornata che celebra san Giuseppe, monsignor Lagnese, come suo primo atto pubblico in diocesi, visitò di buon mattino, da solo, l'area dell'ex Macrico. Lo sguardo perso e concentrato tra gli alti alberi, le sterpaglie, i suoni dell'abbandono e la natura che si ridestava alla vigilia della primavera.

Un mondo da conoscere, per studiarlo, per restituirlo. Il suo cammino di conoscenza partì da quella visita solitaria che portò al grande traguardo del Te Deum: «Dopo attenta valutazione, sono giunto alla conclusione che sia giunta l'ora che quel bene venga messo a disposizione della città e al servizio del bene comune». L'applauso in cattedrale fu solo l'inizio di una serie di plausi e consensi che da tutte le parti della città sono stati a lui tributati, era quello l'annuncio di una nuova era.

«Il vero protagonista di questo incontro e di tutti quelli che verranno dice don Antonello Giannotti, presidente dell'Istituto diocesano sostentamento del clero è il sogno. Da campo di Marte a campo di pace, questa la grande rivoluzione. Questo è il sogno del vescovo, questo è il nostro sogno, il sogno della chiesa casertana. Una formidabile occasione di sviluppo sostenibile e cura del creato». Stamattina dunque appuntamento per la passeggiata nel Macrico e poi un momento di preghiera collettiva. «La passeggiata continua Giannotti sarà accompagnata da momenti di riflessione che cureranno i giovani di Fabbrica Woytjla in questo giorno dedicato a San Giuseppe nel segno della paternità affettiva».


I prossimi incontri previsti ci saranno il 26 marzo con l'apertura alle associazioni, domenica 3 aprile insieme al Fai per le giornate di apertura dei luoghi tradizionalmente non visitabili, mentre il giorno 8 ci sarà la via Crucis con la pastorale giovanile. Quella che fu la casa di milleduecento carrarmati, lasciati in comodato d'uso all'esercito italiano alla fine della Seconda guerra mondiale, là dove insiste un hangar gigantesco per la loro manutenzione, tra file e file di magazzini, aree per la sosta dei mezzi civili e militari, resti di residenze, una chiesa, un circolo ufficiali, la buvette, il monumento ai caduti, migliaia di alberi, edifici implosi, marmi venati ricoperti di macerie, stamattina passeggeranno i rappresentanti della Chiesa casertana che assaporeranno il gusto del sogno di Lagnese nato un anno fa in quell'incontro solitario mentre lo sguardo travalicava la natura selvaggia che negli anni aveva invaso ogni spazio nascondendo e custodendo una storia centenaria che negli anni ha cambiato faccia, usi.


«Diceva Anatole France conclude don Antonello che per compiere grandi passi, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare, non solo pianificare, ma anche credere. Solo così, aggiungo io, il sogno prende forma. E abbiamo da imparare da Elena Granata, grande urbanista, che fa appello agli innovatori dirompenti per pensare la nuova città. Artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una grande città, architetti che individuano soluzioni innovative osservando piante e animali, designer che lavorano sui comportamenti e la psicologia delle persone, innovatori urbani per ripensare alla relazione tra città e natura, tra spazi pieni e vuoti, sui servizi, le reti, la mobilità. Sogniamo di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città».
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Il Mattino