Maddaloni, case e mansarde abusive: ecco la giungla vista dal cielo

Maddaloni, case e mansarde abusive: ecco la giungla vista dal cielo
Le emergenze territoriali non vengono mai da sole. Si sommano: così, l'emersione dell'«edilizia fantasma» si aggiunge al primato regionale del consumo...

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Le emergenze territoriali non vengono mai da sole. Si sommano: così, l'emersione dell'«edilizia fantasma» si aggiunge al primato regionale del consumo del suolo: ovvero nel 2020, altri 23 ettari di superficie naturale (dati Snpa in collaborazione con Arpa Campania), sono stati trasformati in zone occupate da nuove coperture. Nel complesso, in 24 mesi sono scoperse aree pari a 61 campi di calcio. E ora, grazie alla nuova aerofotogrammetria (appena collaudata), incrociabile con i dati incontestabili prodotti, dal lungo lavoro di censimento dell'Agenzia del Territorio con l'ausilio di foto aeree integrate con gli indicatori catastali e quelli del gettito Imu, affiora un nuovo fenomeno, cresciuto lentamente negli anni: le «case fantasma» sono circa 150, quelle a rischio teorico di demolizione almeno 37.

Si tratta, a sorpresa, per lo più di nuova edificazione priva di accatastamento oppure accatastata ma priva delle necessarie autorizzazioni edilizie. È un abusivismo differente: si tratta della solita storia di capanni degli attrezzi storici (generalmente agricoli), ruderi prevalentemente di campagna, ex stalle e capannoni che sono stati trasformati progressivamente in civili abitazioni all'ultimo grido. È la somma ad avere un impatto non trascurabile: i dati catastali aggiornati, grazie ai rilevamenti digitali, impattano significativo sul «carico urbanistico» da inserire nel redigendo Puc. Ma è saltata pure tutta la contabilità delle volumetrie: vanno aggiunti i «400 alloggi fantasma», previsti dai «piani di edilizia economica e popolare» (Peep) e mai realizzati. E non è finita.

Con l'aggiornamento e collaudo dell'aerofotogrammetria (ferma al 2010) emerge anche la presenza di un gran numero di sottotetti, in concreto non meno di 100, di nuova edificazione o modificati, trasformati a tutti gli effetti in spazi abitativi. Considerati «volume tecnico», cioè spazi di servizio, sono stati invece destinati ad uso abitativo modificando il conteggio dell'indice edificatorio sempre producendo un significativo aumento del carico urbanistico. Si tratta di un mondo parallelo, ignoto al catasto e quindi all'ufficio entrate del Comune. In concreto, sono stenditoi, lavanderie, terrazzi semicoperti, aree di coperture aperte che hanno perso la funzione originaria diventando poi mansarde. Con lo sviluppo della logistica sono nati molti rimessaggi non programmati. Si cerca una via d'uscita. «Viste le cifre incontestabili in ballo spiega e commenta Mario Barbato (già rappresentante della lista Maddaloni nel Cuore nell'ufficio di Piano)- crediamo indispensabile riaggiornare l'importante lavoro del redattore architetto Romano Bernasconi. La situazione reale del territorio diverge dalle linee strategiche redatte dall'ultimo Consiglio Comunale. Quindi va emendata e riscritta secondo le direttive del nuovo civico consesso sovrano». Ma non basterà: serve una seconda rivoluzione inaspettata.



«Serve propone Barbato- una sorta condono edilizio locale. Alla luce delle leggi regionali esistono le condizioni, condivise da maggioranza ed opposizione, per creare una zona B1 satura per sanare gli immobili fantasma. Diversamente se non si fa emergere l'edificato sconosciuto non potrà esserci nessuna programmazione urbanistica seria che metta fine ad anni di anarchia». Il problema c'è e viene da lontano. Più che di sanatoria è corretto, sempre in linea con gli orientamenti del Consiglio Regionale, procedere ad una lotta all'evasione delle imposte comunali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino