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Un Massimo Troisi inedito e un omaggio alla sua lingua sono stati i cardini di una giornata d'incontri che la diciottesima edizione del Capua il luogo della lingua festival ha promosso in collaborazione con il Mitreofilmfestival nel 70esimo anniversario della nascita dell'attore.
Condotto dal critico cinematografico Francesco Della Calce, l'incontro ha rivelato l'uomo Massimo Troisi attraverso le parole di Anna Pavignano, sceneggiatrice dei film di Massimo, compagna di vita, e autrice del libro “Da domani mi alzo tardi” (e/o) dal quale Stefano Veneruso,regista e nipote di Troisi, ha poi tratto la sceneggiatura per il film omonimo, e Gaetano Daniele, storico produttore dei film di Troisi tra cui anche il film capolavoro “Il Postino”.
In platea Annamaria, sorella amatissima dell'attore e madre di Stefano Veneruso, e Lucia Cassini, l'attrice, regista e cantante napoletana che accompagnò gli esordi del trio Troisi - Arena - De Caro quando, prima di diventare “La Smorfia”, si esibivano a Napoli con il nome "I Saraceni".
«Il titolo del mio libro "Da domani mi alzo tardi" più che una battuta è un modo di essere di Massimo» spiega Anna Pavignano, compagna di Troisi per un decennio e che per lui ha scritto le sceneggiature di tutti i film, dal primo, Ricomincio da tre, fino a Il postino con la regia di Michael Radford, che ha avuto cinque candidature all’Oscar, tra cui quella per la miglior sceneggiatura non originale.
«Perché racconta la pigrizia di Massimo, quella che nascondeva la sua timidezza, le sue insicurezze, ma anche quella reale.
«Il libro è una fantasia - continua la Pavignano - che tutti possono avere nei confronti delle persone importanti della propria vita e che se ne sono andate. E vorrei che questo libro, oltre che di Massimo, raccontasse proprio questo, ossia della speranza di riuscire a ricostruire la vita con le persone con cui abbiamo condiviso tante cose, anche al di là del fatto che non ci siano più. Questo libro è questo, una immaginazione che si mischia a quello che di vero c'è stato tra noi, il nostro rapporto, la nostra collaborazione professionale».
Amico e produttore di Troisi, Gaetano Daniele, ha raccontato invece il film-documentario uscito lo scorso febbraio dal titolo "Laggiù qualcuno mi ama" e che, con la regia evoce narrante di Mario Martone,paragona il percorso artistico di Massimo Troisi e quello di Truffaut e della Nouvelle Vague.
«Questo a Massimo sarebbe piaciuto molto, al di là degli incassi al botteghino. E gli sarebbe piaciuto anche rivedersi nelle interviste a personaggi celebri che non avevano rapporti diretti con lui, ma che pure hanno ammesso di essere stati da lui influenzati come attore e come regista. E poi i commenti al suo processo creativo tra i quali spiccano quelli di Goffredo Fofi (per il quale l’artista fu la prima “voce adolescente” del cinema partenopeo), dei critici di Sentieri Selvaggi Federico Chiacchiari e Demetrio Salvi, dello sceneggiatore Francesco Piccolo, dove ognuno ha raccontato Troisi come l’ha vissuto, aggiungendo qualcosa al lavoro che ha fatto Massimo».
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