Cinque colpi esplosi in rapida successione alla faccia e al torace. Cinque colpi esplosi con rabbia. Cinque colpi esplosi per uccidere. Cinque colpi esplosi per un debito da cento...
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Ieri pomeriggio le due famiglie si incrociano sulle scale del primo piano. Dapprima volano parole grosse, poi il dipendente si arma di una pistola, un piccolo revolver calibro 22 illegalmente detenuto e sul quale sono in corso esami per individuarne la provenienza, ed esplode cinque colpi in rapida successione. Cinque colpi che vanno tutti a segno tra torace e capo e provocano la morte istantanea dell'uomo. Una scena che si sviluppa rapidamente sotto gli occhi increduli e sbigottiti dei familiari dei due protagonisti.
Dopo aver sparato Recchimursi si porta nella sua abitazione e attende l'arrivo dei poliziotti al quale si consegna dando loro anche l'arma del delitto. Semplice per gli uomini del dirigente Iodice ricostruire quanto avvenuto. La scena si è svolta sotto gli occhi di diverse persone, tutte coinvolte, chi perché familiare della vittima, chi familiare dell'assassino. Persone che si conoscono bene, che hanno abitato sino ad ieri sullo stesso pianerottolo. Una convivenza che ora non potrà essere più possibile dopo quanto avvenuto.
Nella tarda serata di ieri, dopo l'interrogatorio di rito presso il commissariato, su disposizione dei magistrati della competente procura della repubblica presso il tribunale di Napoli Nord di Aversa, è stato trasferito presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Sarà ascoltato nei prossimi giorni dai magistrati sopratutto in ordine al possesso dell'arma clandestina per individuare eventuali altre responsabilità.
Un episodio analogo, ma di portata più grave, una vera e propria strage, era avvenuta nella vicina Trentola Ducenta il 22 luglio di tre anni fa. Quel giorno un agente di polizia penitenziaria, Luciano Pezzella, scaricò l'intero caricatore della sua pistola d'ordinanza contro i vicini di casa e addosso ad un loro cliente. Una strage. Gravissimo il bilancio: quattro le vittime. Michele Verde, 61 anni, sua moglie, Vincenza Caiazza, 58 anni, e il primogenito della coppia, Pietro, 31 anni, morirono sul colpo mentre Francesco Pinestro, 37enne di San Marcellino, arrivò in gravissime condizioni in ospedale morendo poco dopo.
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Il Mattino