Le montagne del fuoco: uliveti secolari devastati e una strage di cinghiali

Le montagne del fuoco: uliveti secolari devastati e una strage di cinghiali
Circa venti cinghiali bruciati vivi. Questo il tristissimo bilancio dell'incendio dell'altra notte nella zona collinare di San Felice a Cancello, e di preciso sui versanti...

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Circa venti cinghiali bruciati vivi. Questo il tristissimo bilancio dell'incendio dell'altra notte nella zona collinare di San Felice a Cancello, e di preciso sui versanti Polvica, Cancello Scalo e Botteghino. Gli animali selvatici senza vita sono stati ritrovati dagli uomini della Forestale e, chissà quanti altri se ne scopriranno nelle prossime ore, durante una serie di sopralluoghi che sono stati programmati anche dal comando locale di polizia municipale, che vuole vederci chiaro e capire se l'incendio è stato provocato dalla mano dell'uomo.



Le alte fiamme, che oramai la fanno da padrone da qualche giorno nella Valle di Suessola, mettendo seriamente in pericolo anche l'acquedotto e il castello del Matinale, e che hanno distrutto migliaia di ettari di uliveti, hanno sterminato un'intera colonia di cinghiali che vivono liberi, da tempo oramai, nella zona alta che sovrasta San Felice a Cancello. Sulla loro presenza, specialmente negli ultimi mesi, non poche sono state le polemiche sollevate da qualche comitato civico, che lamentava appunto la scarsa volontà dell'amministrazione comunale di trovare una soluzione al problema, in quanto gli animali più di una volta sono scesi a valle seminando panico in strada e, addirittura, aggredendo anche qualche persona.


Intanto, sul fronte incendi, quello nella notte tra mercoledì e giovedì è stato davvero impressionante; momenti di panico e, soprattutto, ore e ore di fumo nell'aria che hanno costretto i cittadini a tenere le finestre delle abitazioni completamente chiuse. I vigili del fuoco del comando provinciale di Caserta hanno lavorato tutta la notte ininterrottamente per riportare la situazione alla normalità, evitando di mettere a repentaglio l'incolumità dei cittadini, specialmente quelli che risiedono nella zona più alta. Addirittura quattro famiglie hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni: non riuscivano più a respirare; due persone anziane hanno persino accusato un malore.


Le polemiche del giorno dopo l'hanno comunque fatta da padrone. Ad alzare la voce sono stati i volontari del comitato «Pegaso» che puntano l'indice sulla mancata prevenzione nei confronti degli incendi che si verificano abitualmente durante l'estate. «Con l'arrivo del caldo torrido inevitabilmente arrivano anche gli incendi dice Diamante Borzillo, presidente di Pegaso e noi che viviamo in una valle dovremmo essere preparati a questi episodi e invece ogni anno si ripete la stessa storia: alberi in fumo, animali morti, danni all'economia del paese con le nostre montagne impoverite, danneggiate, sfregiate, imbruttite; per non parlare poi del danno alla salute, meno ossigeno e più fumi dannosi. Gli incendi si possono prevedere e possono essere evitati, il difficile è spegnerli come abbiamo visto in questi giorni, e per fare questo serve l'impegno di tutti, della Regione a cui spetta la prevenzione e del Comune che dovrebbe censire le aree percorse dal fuoco e creare un registro delle aree bruciate. Ma la domanda nasce spontanea: se nel nostro comune non si è istituito un registro delle aree oggetto di sversamento di rifiuti, e quindi zone dove facilmente si sviluppano roghi, parliamo di strade facilmente percorribili, come possiamo pensare di poter monitorare e proteggere le nostre montagne? Le guardie ambientali che insistono sul nostro territorio cosa hanno fatto in tal senso? E lo stesso nucleo comunale di Protezione civile ha mai pensato di affrontare il problema? La vigilanza attiva dov'è?».

 

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Il Mattino